Matteo Palo
ROMA
MAI PIÙ

stipendi e indennità a consiglieri e giunte provinciali. È questa la novità più importante contenuta nel ddl Delrio, approvato ieri sera grazie al voto di fiducia del Senato e pronto per tornare alla Camera per il via libera definitivo. Più che di abolizione delle Province, infatti, è corretto parlare di una loro «riorganizzazione», a partire dal primo gennaio del 2015, in vista della cancellazione definitiva, che sarà affidata a un altro provvedimento di riforma costituzionale, dai tempi decisamente più lunghi.

INTANTO,

però, tutti gli emolumenti dei 3mila politici legati a questi enti, che valgono circa 110 milioni di euro all’anno, verranno cancellati con un tratto di penna: a comporre le assemblee saranno i sindaci e i consiglieri comunali delle diverse aree.
Per cancellare le Province dal nostro sistema, infatti, è necessaria una riforma costituzionale, che ha tempi piuttosto lunghi: circa 18 mesi per completare l’iter, sempre che ci si riesca. Così, intanto, il ddl Delrio ridisegna loro i connotati e le trasforma in quelle che, tecnicamente, possono essere definite come enti di «secondo livello». Non saranno, cioè, eletti dai cittadini ma composti e nominati da sindaci e consiglieri comunali.

IL PRESIDENTE


sarà scelto tra i sindaci di zona, con una curiosità: in caso di parità nel voto tra più candidati prevarrà il più giovane, capovolgendo l’impostazione classica in vigore fino a questo momento in più o meno tutte le elezioni. L’assemblea dei sindaci sarà composta dai primi cittadini e il consiglio sarà costituito da un numero variabile di membri (tra 10 e 16), scelti tra sindaci e consiglieri comunali. Insomma, tutta gente già stipendiata dalla pubblica amministrazione, per la quale non è previsto alcun compenso extra.
La prima applicazione delle nuove regole arriverà nel giro di pochi mesi. Per le Province in scadenza per fine mandato nel 2014 (52, alle quali si aggiungono 21 enti commissariati), la scelta dei nuovi organi dovrà avvenire entro il 31 dicembre. In sostanza si partirà dal 2015, prorogando fino ad allora le istituzioni in carica, ma a titolo gratuito. Con una piccola ciambella di salvataggio per i consiglieri provinciali uscenti: solo per questa volta potranno far parte anche loro dei nuovi organi.

NOVITÀ


arrivano sul fronte delle competenze. Le Province avranno funzioni di pianificazione in materia ambientale e di trasporti, oltre che di gestione dell’edilizia scolastica. Tutto il resto sarà affidato alle Regioni, che avranno compiti di programmazione, e ai Comuni, che saranno incaricati della gestione. Questo, però, non vale ovunque. In dieci capoluoghi le Città metropolitane, sempre dal 2015, sostituiranno le Province. Si tratta di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Roma, Napoli e Reggio Calabria (che partirà dal 2016).