MILANO
ANA Damian, ha sentito? Berlusconi ha pensato a lei come candidata di Forza Italia. Che impressione le ha fatto?
«L’ho letto sui giornali, sono contenta. Non avevo mai immaginato di entrare in politica, per la verità».
Che ne pensa di Berlusconi?
«Ho saputo di lui i primissimi giorni in cui sono arrivata in Italia, nel 2002, allora era candidato presidente del Consiglio. Già allora mi piaceva come parlava, anche se ancora l’italiano non lo capivo molto. Poi l’ho seguito nel corso degli anni. È una persona molto carismatica».
Sembra però che lei sia troppo bella, e che sia stata scartata perché avrebbe potuto suscitare le gelosie di chi sta intorno al Cavaliere...
«Credo che l’episodio sia frutto della fantasia dei giornalisti. Più che il mio aspetto fisico, credo che Berlusconi sia stato colpito dalla mia storia. Un’immigrata arrivata in Italia 12 anni fa senza quasi niente addosso, è riuscita a raggiungere questi traguardi. Anche lui, in un certo senso, è venuto dal nulla. Quando sono arrivata in Italia in tasca avevo 500 lire, ci si comprava un cappuccino. Avevo nascosto tutti i miei vestiti sotto una pietra in un bosco in Germania, penso che siano ancora lì».
Sotto una pietra in Germania? Come ci erano finiti?
«Ehhh... per arrivare in Italia ci ho messo due anni. È una storia così lunga che dovrei parlare per ore. Sono stata imbrogliata tante volte da gente che mi derubava dei soldi, che mi prometteva di portarmi in Italia e poi spariva, o mi dava documenti falsi. Io e mio marito Sergiu avevamo deciso di tentare di espatriare separatamente, ci saremmo riuniti in Italia. Io sono salita su un treno merci carbone, naturalmente scoperto. Sa cosa vuol dire morire dal freddo? Io per coprirmi dalla pioggia avevo solo il carbone. Allora avevo vent’anni... Alle 4 del mattino non sapevo neanche dove ero arrivata, l’unico modo per saperlo era decifrare le etichette del carico che indicavano la destinazione. Anche quello bisognava saper fare: interpretare le etichette delle merci. È in questo modo che ho percorso l’ultimo tratto di strada».
Ma perché aveva seppellito i vestiti in Germania?
«Allora ero ancora con mio marito. Avevamo camminato per due giorni nei boschi per attraversare il confine tra Repubblica Ceca e Germania. Incontriamo dei ragazzi rumeni che promettono di insegnarci la strada e invece ci derubano dei soldi e ci abbandonano. Eravamo disidrati e affamati, abbiamo fatto la stupidata di uscire dal bosco per cercare qualcosa da mangiare. Così abbiamo deciso di vestirci per bene e abbandonare i bagagli nel bosco. Però era domenica, il paese era vuoto e abbiamo dato nell’occhio. Siccome in Austria se denunci un clandestino ti danno un’agevolazione sulle tasse, qualcuno ha chiamato subito la polizia. Ci hanno ammanettato e ci hanno portato in caserma. Quindi non siamo mai più riusciti a tornare indietro a prendere i vestiti che di sicuro sono ancora lì sotto un sasso».
Come si diventa il miglior venditore d’Italia?
«La bellezza non conta, anche perché io non ho mai venduto un aspirapolvere a un uomo. Devi capire il cliente che hai di fronte e cosa desidera. E poi tenacia, impegno, lavoro. Col lavoro puoi ottenere tutto quello che vuoi».
Se uno le chiude la porta in faccia, insiste o passa al campanello seguente?
«Con quello che ho passato nella mia vita, cosa vuole che sia una porta sbattuta in faccia?»