Alessandro Mazzanti
PESARO
DA IERI ha vinto lei, su tutti i fronti, anche su quello della giustizia. Ma non cè spazio per i trionfi. Luca Varani (LaPresse), luomo che in un colpo solo ha distrutto una faccia e creato un simbolo, adesso per Lucia Annibali è solo un pronome, un chi quasi banale, perso nelle risposte che lei dà ai giornalisti: «Chi ha commesso questo scempio dice gelida Lucia doveva essere punito». La Lucia che tiene, per la prima volta, una conferenza stampa, ha la voce ferma di una che guarda stupita a un destino che le ha apparecchiato questo passato-presente così strano. La tragedia e la resurrezione. Dopo lacido, la nuova pace con se stessa, i rapporti diversi con i suoi, con le amiche, col mondo. Lucia si commuove solo quando parla dei medici dellospedale di Parma che la curano dalla sera dellagguato, il 16 aprile 2013. La voce si rompe, ma è un attimo.
Lucia, cosa pensa dei venti anni di condanna a Varani?
«Sono soddisfatta. Con questa sentenza viene premiato il lavoro di tutti. Resta però una vicenda molto triste. Non cera bisogno di arrivare a tanto...».
Cosa farà adesso?
«Voglio riprendermi la mia vita e non dare soddisfazione a nessuno. Finora non ho avuto molto tempo per pensare a me stessa».
Qual è stato, in tutti questi mesi, il momento più bello?
«Quando sono riuscita ad alzarmi dal letto, in ospedale a Parma. E quando sono tornata a vedere, dopo un mese e mezzo».
Il momento più brutto?
«La sera del 16 aprile, lì ho capito che potevo morire».
Si è mai sentita offesa dalle cose e dalle ricostruzioni che sono emerse durante queste udienze, sul suo conto?
«No, chi ha detto certe cose, ha fatto solo il suo mestiere»
Luomo che stava con lei, ora per la giustizia è ufficialmente il mandante dellagguato. Come vive questa situazione?
«Paradossalmente per me quella è stata una liberazione. Da allora ho ripreso le redini della mia vita. E non mi rimprovero nulla, lagguato, non potevo evitarlo».
Pensa che un giorno potrà perdonare Varani?
Esita un attimo, poi risponde: «Io ho pensieri positivi, non ho rabbia. Essere ustionata mi ha insegnato a cogliere il bello delle cose».
Il suo impegno in politica, si parla di una sua candidatura, come lo vede?
«Non è questo il momento, né la sede, per parlarne».
Cosa cè nel suo futuro?
«Un altro intervento», e ride.
E questa sera?
«Esco con le amiche».
PESARO
DA IERI ha vinto lei, su tutti i fronti, anche su quello della giustizia. Ma non cè spazio per i trionfi. Luca Varani (LaPresse), luomo che in un colpo solo ha distrutto una faccia e creato un simbolo, adesso per Lucia Annibali è solo un pronome, un chi quasi banale, perso nelle risposte che lei dà ai giornalisti: «Chi ha commesso questo scempio dice gelida Lucia doveva essere punito». La Lucia che tiene, per la prima volta, una conferenza stampa, ha la voce ferma di una che guarda stupita a un destino che le ha apparecchiato questo passato-presente così strano. La tragedia e la resurrezione. Dopo lacido, la nuova pace con se stessa, i rapporti diversi con i suoi, con le amiche, col mondo. Lucia si commuove solo quando parla dei medici dellospedale di Parma che la curano dalla sera dellagguato, il 16 aprile 2013. La voce si rompe, ma è un attimo.
Lucia, cosa pensa dei venti anni di condanna a Varani?
«Sono soddisfatta. Con questa sentenza viene premiato il lavoro di tutti. Resta però una vicenda molto triste. Non cera bisogno di arrivare a tanto...».
Cosa farà adesso?
«Voglio riprendermi la mia vita e non dare soddisfazione a nessuno. Finora non ho avuto molto tempo per pensare a me stessa».
Qual è stato, in tutti questi mesi, il momento più bello?
«Quando sono riuscita ad alzarmi dal letto, in ospedale a Parma. E quando sono tornata a vedere, dopo un mese e mezzo».
Il momento più brutto?
«La sera del 16 aprile, lì ho capito che potevo morire».
Si è mai sentita offesa dalle cose e dalle ricostruzioni che sono emerse durante queste udienze, sul suo conto?
«No, chi ha detto certe cose, ha fatto solo il suo mestiere»
Luomo che stava con lei, ora per la giustizia è ufficialmente il mandante dellagguato. Come vive questa situazione?
«Paradossalmente per me quella è stata una liberazione. Da allora ho ripreso le redini della mia vita. E non mi rimprovero nulla, lagguato, non potevo evitarlo».
Pensa che un giorno potrà perdonare Varani?
Esita un attimo, poi risponde: «Io ho pensieri positivi, non ho rabbia. Essere ustionata mi ha insegnato a cogliere il bello delle cose».
Il suo impegno in politica, si parla di una sua candidatura, come lo vede?
«Non è questo il momento, né la sede, per parlarne».
Cosa cè nel suo futuro?
«Un altro intervento», e ride.
E questa sera?
«Esco con le amiche».
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