PESARO
COLPEVOLE di tutto. Senza nessuna attenuante. Prima l’ha pedinata, malmenata, offesa, poi ha cercato di ammazzarla manomettendo il gas della cucina. Un mese e mezzo dopo, il 16 aprile 2013, ha mandato due sicari albanesi a lanciarle acido in faccia. Col rischio di ucciderla e comunque di lasciarla sfregiata e cieca per sempre. Lucia Annibali ha salvato gli occhi e la sua vena di ottimismo. Ma ora ha un altro viso, che lei non ha mai nascosto. E ieri, per quel viso che l’acido ha stravolto, il giudice Maurizio Di Palma ha condannato l’imputato principale di questa storia, Luca Varani, 36 anni, avvocato pesarese, a 20 anni di carcere così come chiesto dall’accusa. Appena ha sentito quella pena, Varani ha piegato la testa, come per abbandonarsi. I due sicari albanesi, Altestin Precetaj e Rubin Ago Talaban, trentenni, hanno avuto 14 anni di carcere (il pm ne aveva chiesti 18) perché il giudice evidentemente ha tolto loro un’aggravante.
Il processo è stato fatto con rito abbreviato, e dunque a porte chiuse. Quando Lucia è uscita, intorno alle 18, ci sono stati applausi da parte delle donne dell’Udi mentre, alla vista degli avvocati difensori di Varani — l’avvocato Maisano di Bologna e Brunelli di Pesaro — la gente e alcuni parenti di Lucia hanno urlato «vergognatevi, adesso non ridete più». Al che il legale bolognese ha alzato la voce dicendo «che non si doveva tenere a Pesaro questo processo perché non si permette di esercitare serenamente il nostro lavoro». Il difensore Brunelli: «C’era da aspettarselo ma non così. Qui si è condannato un simbolo del male infliggendo una pena che non ha riscontri in Italia. Varani agli occhi di tutti è l’orrore e dunque meritava un castigo esemplare, faremo appello». I genitori di Lucia, Luciano e Mariagrazia, e il fratello Giacomo: «Abbiamo respirato tanto veleno in questo processo. E noi non ci dimenticheremo più di chi ce lo ha fatto respirare».

ro. da.