Matteo Palo

ROMA, 7 aprile 2014 - «ORA che la politica sta dando il buon esempio, non ci saranno più santuari intoccabili». È questo, spiegano da Palazzo Chigi, lo spirito che animerà lo Sforbicia-Italia, il piano di taglio degli enti annunciato dal premier Matteo Renzi sul nostro giornale. Con il passare delle ore, l’idea sta prendendo contorni più definiti: il progetto dell’esecutivo, che sarà già in parte operativo con la spending review, è mettere mano con la riforma della Pubblica amministrazione anche all’architettura dello Stato alleggerendone i connotati, tagliando, razionalizzando, accorpando. Nel mirino sono già finite parecchie strutture: dalle Ragionerie territoriali alle sedi distaccate dell’Agenzia delle Entrate. Passando per le Camere di commercio, gli enti inutili e, soprattutto, soggetti come Aci, Motorizzazioni e Consorzi di bonifica. Oltre all’universo delle società municipalizzate.

L’ANTIPASTO di questa azione, per la verità, è stato già servito nelle scorse settimane. Prima c’era stato l’annuncio dell’abolizione del Cnel. Poi, qualche giorno fa, è arrivato il taglio di quattro ambasciate e il via libera al ddl Delrio sulle Province. Adesso, però, sta partendo un piano sistematico. Chiuso il momento dell’individuazione degli sprechi di spesa, si passerà nei prossimi mesi a un’analisi approfondita delle strutture dello Stato, che coinvolgerà Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia: in autunno, così, arriveranno delle proposte concrete di revisione. I bersagli da colpire sono collocati soprattutto nelle diramazioni locali degli organi centrali. Secondo le indicazioni del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, potrebbero essere potate le 103 Ragionerie territoriali, le 103 Commissioni tributarie provinciali, le 107 sedi distaccate dell’Agenzie delle Entrate, le direzioni locali del ministero del Lavoro, le 32mila stazioni appaltanti. Tutte quante dovrebbero essere sottoposte a un processo di razionalizzazione, al quale seguiranno almeno 85mila esuberi. Più drastica, invece, l’azione che sta prendendo corpo sul fronte delle Camere di commercio. In questo caso l’idea sarebbe arrivare alla loro definitiva abolizione. Trasferendo le funzioni ad appositi uffici del Comuni. Dovrebbero subire una cura dimagrante anche l’Aci, le Motorizzazioni e i Consorzi di bonifica. Senza contare l’abbattimento del numero di municipalizzate, una pletora di 4.800 società che gestiscono i servizi degli enti locali.
Oltre a questo, poi, c’è la galassia degli enti inutili, censiti dal governo Monti, che ne aveva contati circa 500, per un costo pari a dieci miliardi di euro ogni anno. Secondo altre rilevazioni – quelle dell’Upi – si potrebbe arrivare addirittura a 3.127 strutture. Comunque, al di là dell’esatta estensione, quell’elenco è certamente un pozzo profondissimo, nel quale è possibile trovare di tutto: dall’Istituto nazionale della montagna all’Opera nazionale per la maternità e l’infanzia dei fanciulli. Enti accomunati da due caratteristiche: la scarsa utilità e la grande resistenza ai tagli. Dal 2008 ad oggi ne sono stati cassati appena 49.