Bruna Bianchi
MILANO
TRE COPPIE

coraggiose, così le definisce l’avvocato Marilisa D’Amico (eletta pochi mesi fa dal Senato al Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa) che ha difeso una di queste, dell’hinterland di Milano.
La sentenza è stata un terremoto. Che cosa le hanno detto i suoi assistiti?
«Sono molto contenti e non solo per loro, ma anche per aver aperto la strada ad altri e aver dato una possibilità che la legge prima negava a tanti aspiranti genitori».
Ci racconti la storia di questa coppia
«Si sono sposati nel 2006 a un’età normale, poco dopo i 30 anni. Un anno dopo hanno capito che il bambino non arrivava e hanno cominciato le indagini. Una mazzata: le analisi hanno appurato che l’uomo è affetto da azoospermia totale, cioè assenza di spermatozoi, il che vuol dire infertilità».
La legge 40 era già in vigore da due anni. Che cosa hanno fatto?
«Si sono rivolti a un centro di cura dell’infertilità e di fecondazione assistita dove è stato comunicato loro che non si poteva più fare per legge la fecondazione eterologa assistita».
Eterologa, cioè con il seme di un donatore...
«Negli anni della legge 40 quattromila coppie sono andate all’estero e abbiamo bambini in Italia nati grazie a donatori sconosciuti. La legge non perseguiva le coppie ma negava ai medici italiani di praticare la fecondazione».
La nostra coppia milanese invece non è andata all’estero.
«No, per ragioni economiche marito e moglie hanno potuto solo fare il ricorso al giudice».
Adesso che farà questa coppia?
«Finalmente può chiedere aiuto al centro di fecondazione a Milano. Il mese prossimo, cioè dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la legge sarà effettiva».
Nel frattempo però sono passati sei anni e la futura mamma è entrata nei quaranta...
«Già. Non ci sono le stesse certezze di prima che tutto vada per il meglio e che possano finalmente diventare genitori, ma è anche vero che la fecondazione eterologa è più facile e persino più sicura di quella omologa: i donatori di sperma sono sani e controllati».
Altri limiti della legge che lei vorrebbe vedere cancellati?
«Sicuramente l’articolo 5 che restringe il campo alle coppie in età potenzialmente fertile».
Avvocato D’Amico, per intraprendere una battaglia legale come questa, una coppia deve avere qualeche motivazione particolare?
«Semplicemente quella di essersi vista negare un diritto. La legge 40 ha aggiunto sofferenza a una situazione che di per sè è già di sofferenza, cioè scoprire di non potere avere figli. Ora ci sono le condizioni per fare soffrire di meno queste persone. È stata una battaglia di grande civiltà, e io ringrazio tutte le coppie che l’hanno sostenuta».