CITTÀ DEL VATICANO
IL RISCHIO
è di confondere «il piano dei desideri con il piano dei diritti» e di assumere «come parametro di valore un preteso diritto individuale, sganciato da qualsiasi visione relazionale». All’indomani della sentenza della Consulta che sdogana la fecondazione eterologa, la Conferenza episcopale italiana reagisce al pronunciamento dei giudici. A un comunicato ufficiale i vescovi — dopo aver fortemente criticato la decisione con cui il tribunale ha ordinato al Comune di Grosseto di trascrivere nel registro di stato civile il matrimonio celebrato a New York fra due uomini, definendo la sentenza un rischio «per uno dei pilastri fondamentali dell’istituto matrimoniale» — affidano «dubbi e preoccupazioni» su una decisione che apre la strada a «un non meglio precisato diritto al figlio o diritto alla genitorialità», ignorando quello del nascituro inteso come «persona».

I TONI

appaiono comunque ben lontani dalle prese di posizione e dai proclami con cui solo fino a un anno fa, sotto il pontificato di Benedetto XVI, la Cei batteva con forza il tasto della difesa dei temi etici. Pesa la linea di Francesco che non vuole una Chiesa ossessionata dalle crociate a sfondo etico e ha spiegato senza mezzi termini di non comprendere l’espressione «principi non negoziabili». Un manifesto della Chiesa di Ratzinger su cui l’episcopato italiano ha costruito, rafforzandole nell’ultimo decennio, le sue maggiori battaglie.

DA OLTRETEVERE

, del resto, sulla sentenza italiana non sono giunte grandi sponde e se l’Osservatore romano, quotidiano ufficiale della Santa Sede, ha registrato la notizia con due righe secche senza commento, a chiarire il senso della svolta di Bergoglio è il presidente della Pontificia accademia per la Vita, monsignor Ignacio Carrasco De Paula. «Il Papa ci tiene che non si parli più soltanto di temi etici — spiega al Quotidiano nazionale il ‘ministro’ vaticano della bioetica —, ciò che è più importante e che noi dobbiamo mettere al centro dell’attenzione è l’evangelizzazione. Da questo punto di vista dobbiamo mettere le cose a posto, ci sono cose più importanti di altre, come, tanto per cominciare, parlare del Vangelo». «Questo — prosegue il vescovo spagnolo che milita nelle fila dell’Opus dei — è ciò che Francesco ci incoraggia a fare e che noi come pastori dobbiamo mettere in pratica, a partire dalle omelie dal pulpito la domenica». «Il Papa — ricorda — ha detto che la Chiesa non deve essere ossessionata dai temi etici? È così, questo non può essere l’unico argomento, certo ci sono responsabilità diverse a vario livello e ci sono quelli a cui piace polemizzare agitando questo fronte ma sul piano politico c’è stata una strumentalizzazione. Il problema esiste, c’è chi ha voluto portare la Chiesa dalla propria parte». Certo, il quotidiano dei vescovi Avvenire, ha dato ieri grande risalto alla notizia della sentenza lanciando l’allarme sulla «famiglia picconata» e sul rischio di una proliferazione del «mercato della vita».
L’episcopato ora guarda alla legge che dovrà scrivere il Parlamento confidando che in quella sede si introducano garanzie e si sventi il pericolo di un far west delle pratiche fecondative. L’era della Chiesa ‘trionfalista’ e in trincea, con il latinoamericano Bergoglio mobilitato sui temi della povertà e delle emergenze sociali, appare ormai tramontata.