Achille Perego
MILANO
IL GOVERNO

incassa il via libera del Fondo monetario internazionale al Documento economico finanziario (Def), anche se da Washington avvertono che i tagli della spesa e delle tasse devono essere strutturali e non una tantum. Ma Roma ribadisce che i conti sono a posto e nei prossimi anni (nel 2016 il pareggio contabile) non ci sarà bisogno di una manovra correttiva. Non chiamate mabovra quella inserita nel Def da 4,8 miliardi, fa sapere dagli Usa il portavoce del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, impegnato nei lavori a Washington, è solo un intervento programmato, un aggiustamento di medio periodo, nella linea dei tagli alla spesa, compresi quelli agli stipendi dei manager pubblici. Ma servono ancora 1,5-2 miliardi per aiutare gli incapienti, che non pagano le tasse e che quindi non beneficiano delle detrazioni Irpef.

QUANTO

ai dipendenti pubblici, il Def, che pure punta ad aggredire la burocrazia, non prevede il blocco dei contratti degli statali, misura paventata (con voci di una sospensione fino al 2020) e contro cui erano già insorti i sindacati.
In attesa delle audizioni parlamentari che inizieranno lunedì, con il ministro Padoan che sarà in Parlamento martedì sera (e quindi dei giudizi, oltre che delle parti sociali, anche di Corte dei Conti, Istat e Bankitalia), il governo ieri ha difeso il suo programma economico. Cominciando, come detto, a smentire ancora, a partire dallo stesso Renzi, la manovra bis. «Per la prima volta — ha spiegato il premier — si restituisce invece che prendere. In molti non sono abituati ma è bene che se ne facciano una ragione perché per i prossimi anni sarà così».
Nel Def, ha invece puntualizzato il ministero dell’Economia, «non è contenuto, e non potrebbe esserlo, alcun riferimento a ipotesi di blocco di contrattazione nel settore pubblico». Anche perché, non esistendo ancora la norma che provvede allo stanziamento delle risorse per il rinnovo dei trienni contrattuali 2015-2017 e 2018-2020, «non è tecnicamente possibile considerare i corrispondenti importi nello scenario di previsione». In cui «si considera, perciò, solo l’indennità di vacanza contrattuale».
In attesa che cominci il viaggio parlamentare, il Def ha ricevuto l’assenso del Fmi. «Accogliamo con favore l’enfasi» sulla riforma del mercato del lavoro, fa sapere Aasim Husain, del Dipartimento europeo del Fondo. A un primo esame «rapido» il documento sembra positivo, con il riequilibrio dei conti che è «essenziale» per la crescita. I tagli alla spesa e alle tasse però devono essere permanenti e non una tantum. E dopo questo «primo passo, un passo maggiore sarebbe benvenuto».

INTANTO




, il Cdm che venerdì dovrebbe varare il decreto taglia-Irpef per mettere in busta paga 80 euro al mese a 10 milioni di italiani, non dovrebbe contenere le misure per gli incapienti (reddito fino a 8mila euro annui) già esentasse. Per aiutare anche loro mancano 1,5-2 miliardi e quindi, ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti, la misura potrebbe arrivare in un secondo momento. C’è bisogno di «uno sforzo in più, ma possiamo farcela».