ROMA, 14 aprile 2014 - IL SUO DESTINO è in bilico. Entro una ventina di giorni Marcello dell’Utri potrebbe essere estradato. Ma non si può neppure escludere che le accuse italiane non vengano considerate sufficienti e che possa anche essere liberato. Le prossime 48 ore saranno cruciali per decidere il destino dell’ex senatore di Forza Italia. Stamani Dell’Utri comparirà all’udienza preliminare che dovrà convalidare il suo arresto, con la difesa cercherà di ottenere la sua scarcerazione immediata. «È un’offesa all’intelligenza ed è contrario alla logica più elementare — protesta il suo avvocato Giuseppe Di Peri — ritenere che Marcello Dell’Utri abbia deciso di sottrarsi alla giustizia italiana fuggendo in un paese straniero dove ha usato il proprio passaporto, la propria carta di credito e il proprio cellulare e dove si è registrato in albergo con il proprio nome. E poi chi vuole fuggire non sceglie certo uno Stato che ha un trattato di estradizione con l’Italia. Tutto ciò dimostra in modo inconfutabile che non si è trattato affatto di un pianificato tentativo di fuga». Se questa tesi passasse, l’ex senatore potrebbe attendere in libertà vigilata (hotel? struttura ospedaliera?) l’udienza nella quale si discuterà nel merito la richiesta di estradizione, sulla quale si esprimerà subito dopo Pasqua il procuratore generale Samir Hammoud.

Sull’estradizione i giuristi del ministero di via Arenula sono piuttosto ottimisti. È vero infatti che il Libano non prevede il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ma osservano che nel trattato di assistenza giudiziaria del 1970, in vigore dal 1975, è scritto all’articolo 16 che l’estradizone è possibile per tutti i condannati «a una pena di almeno un anno per i crimini o delitti puniti dalle leggi delle parti contraenti» e anche — e soprattutto — «per crimini o delitti puniti dalla legge dello Stato richiedente per pena restrittiva di almeno sei mesi». Quindi Dell’Utri ci rientrerebbe in pieno anche se il reato per il quale è stato condannato in appello non è previsto dalla legge libanese.

MA PRIMA di arrivare alla discussione nel merito c’è un altro snodo fondamentale: la sentenza della Cassazione, attesa per domani. La Suprema Corte può confermare la condanna, annullarla o annullarla con rinvio a un altro processo di appello. Improbabile un annullamento, la difesa di Dell’Utri spera invece in un annullamento con rinvio, dopo il quale la difesa potrebbe impugnare davanti al Tribunale del riesame la richiesta di custodia cautelare. Con un parere positivo, verrebbe a decadere la richiesta di estradizione e Dell’Utri tornerebbe libero in attesa del nuovo processo d’appello. E un po’ forse ci spera. Il suo difensore, che l’ha sentito anche ieri, lo descrive come sereno. Ma chissà. Non è più il Libano di una volta. E anche l’amicizia con il candidato alle presidenziali Amin Gemayel — confermata ieri da Berlusconi che ha detto di aver mandato dell’Utri «per aiutarlo» dopo una telefonata di Putin — non è affatto detto che basti.

Alessandro Farruggia