JINDO (Corea del Sud)
NON SOLO
è salito sull’unica scialuppa di salvataggio disponibile, ma non era neppure al timone Lee Jun-seok, 69 anni, il comandante del traghetto sudcoreano nel quale sono rimasti intrappolati e sono probabilmente morti a decine gli studenti del secondo anno del liceo Danwon di Ansan, una città vicina a Seul. La Procura ha chiesto ai giudici l’arresto eseguito a carico del capitano — ha cinque capi di imputazione, fra cui negligenza e violazioni del diritto della navigazione — e di due suoi collaboratori. Uno è il terzo ufficiale che stava guidando la nave, una donna di 26 anni, assunta dalla compagnia Chonghaejin sei mesi prima, appena un anno di navigazione al suo attivo. L’onore dei marinai è tutto affidato a un’altra donna che si è immolata. Park Ji-young, 22 anni, ha lanciato il suo giubbotto di salvataggio a uno studente ed è stata ingoiata dalle onde. Nonostante i 500 sommozzatori all’opera intorno al relitto, il numero degli scampati e dei dispersi è inchiodato da due giorni. Le vittime accertate sono 28. Di 268 passeggeri non si sa più nulla. Centosettantanove si sono salvati. Fra questi il vicepreside dell’Istituto Danwon, Kang Min-kyu, 52 anni, che ieri si è tolto la vita impiccandosi a un albero di un giardino vicino alla palestra dell’isola Jindo che ospita gli scampati e i familiari dei dispersi.

FINORA

i sub non sono riusciti a recuperare neppure un corpo. Due sono entrati nel relitto, ma non sono riusciti ad avanzare. «C’è un buio incredibile. I sommozzatori vedono a stento le loro mani», hanno spiegato i funzionari della Guardia Costiera. Secondo i giudici che indagano sull’accaduto, la Sewol si è inclinata dopo una brusca virata. Ma non si sa se la manovra abbia rotto i fermi dei 180 veicoli e dei 152 container che erano a bordo o se la nave abbia cominciato a imbarcare acqua perché ha urtato uno scoglio. Di sicuro l’armatore, dopo avere acquistato il traghetto, aveva fatto aggiungere, fra ottobre 2012 e febbraio dell’anno successivo, nuove cabine in grado di ospitare 117 passeggeri, incrementando in questo modo di 187 tonnellate il peso della nave. In febbraio la Sewol aveva superato una prova di sicurezza.
Molti sopravvissuti hanno riferito che con gli altoparlanti era stato l’ordine di restare nelle cabine. Oh Yong-seok, il timoniere, non ricorda se venne mai comunicato di mettersi in salvo.

LE TRASCRIZIONI


del centro di controllo dell’isola di Jeju, la destinazione della Sewol, rivelano che alle 9, cinque minuti dopo il primo allarme, l’equipaggio comunicava già che lo scafo era «troppo inclinato» e che non era «possibile muoversi per le persone a bordo». Nell’ospedale Mokpo i superstiti si stringono attorno a una bimba di 5 anni. Si chiama Kyun Ji-yeon. Viaggiava con il padre Jae-gyun, con un fratellino di sei anni e con la madre, dei quali non si sa più nulla. Jae-gyun fuggiva dalla vita in città. Voleva coltivare mandarini sull’isola Jeju.
Lorenzo Bianchi