Paola Fichera
FIRENZE
SE QUALCUNO

pensava di prenderlo in contropiede ha sbagliato. Matteo Renzi sul campo di calcio può non essere il miglior bomber, ma in politica... è tutta un’altra storia. Cosa che, dopo una settimana di polemiche sulla sua partecipazione alla Partita del Cuore, ha puntualmente dimostrato. Rinunciando a giocare prima che qualsiasi regolamento potesse impedirgli il bel gesto. Grillo e i suoi gli hanno offerto un rigore a porta vuota e lui si è goduto assist e gol. Lo ha fatto ieri mattina via Facebook, con la consueta ironia e il «sorriso» che sigilla tutti i suoi messaggi più graffianti.

UN LUNGO

post: senza esclusioni di colpi a Grillo e ai suoi pentastellati. Dettagliando tempi e ragioni: «Maggio 2013, Torino — scrive il premier — mi invitano alla partita del cuore, allo Juventus stadium. Anche un cuore viola come il mio deve ammettere che è bellissimo. E la città risponde alla grande: beneficenza, emozioni, divertimento. Torno negli spogliatoi e... scatta in me l’istinto della competizione. Il prossimo anno facciamo la partita a Firenze, propongo. Ci danno l’ok e destiniamo l’incasso a Emergency. Sono felice». Poi, più o meno una settimana fa la telefonata di Gino Strada: «Mi chiede di rilanciare l’attenzione dei media, di aiutare anche nel mio nuovo ruolo, per fare della partita un’occasione di sostegno per i progetti di Emergency. Lo faccio volentieri».
La staffilata arriva prima del secondo capoverso: «E qui casca l’asino, anzi il grillo. Cinque stelle mi accusa di strumentalizzare il calcio in campagna elettorale, di volere la diretta tv per conquistare voti». Poi il cross ironico: «I miei amici si domandano, con la consueta gentilezza, se i Cinque stelle mi hanno mai visto giocare per pensare che un mio assist sposti voti». Una battuta che si trasforma subito in risultato. «Grazie alla rabbia e alla paura dei grillini per la prima volta — tuona Renzi — si sporca un evento come la Partita del Cuore che da anni unisce gli italiani. Strumentalizzare gli 80 euro, i segreti di stato, gli investimenti sulle scuole è ancora polemica politica. Strumentalizzare la beneficenza no».

L’EX ARBITRO


Renzi la butta sul personale — «Rinunciare mi costa — spiega — perché siamo fatti di carne e giocare con Baggio, Batistuta e Antognoni per uno come me che ama il calcio (non ricambiato, lo so) era un piccolo sogno: inutile nascondersi, siamo uomini». Poi l’assunzione di responsabilità («Sono il presidente del Consiglio di un Paese che non merita polemiche ridicole come questa») e l’attacco politico per cercare di totalizzare, così sì, molti più voti di quanti la diretta tv delle sue cavalcate sul campo in calzoncini corti, e con l’inevitabile fiatone, gli avrebbero mai regalato: «Non hanno paura di me calciatore. Hanno paura di chi vuole cambiare l’Italia, restituire speranza, cambiare la protesta in proposta. Per questo tutti i giorni attaccano sul personale, sul pesante. Va bene, lasciamoli fare, mettiamo al sicuro ciò che non merita di essere sporcato. Io quest’anno non gioco».

INSOMMA,

ieri alla Camera si è dovuto giocare il suo sesto voto di fiducia per far passare uno dei cardini del suo programma di governo, il famoso Jobs act, ma su Facebook ha totalizzato in poche ore 31mila 315 consensi e oltre seimila commenti (anche se non tutti a suo favore).
Il post chiude con un appello «alla mia Firenze» perché risponda «alla grande» lasciando «le meschinità a chi se le può permettere».
Renzi 1 — Grillo 0. E palla al centro.