ROMA
SALE
la tensione sulle riforme, con l’avvicinarsi del primo passaggio rilevante: l’adozione di un testo base da parte della commissione Affari costituzionali del Senato. Forza Italia strizza l’occhio alla minoranza Pd e alla sua battaglia per mantenere il Senato elettivo, e il numero due del Pd Guerrini la richiama all’osservanza dei patti. Ma la tensione è evidente anche all’interno del Pd, proprio per la determinazione della sinistra interna guidata da Vannino Chiti nel portare avanti la battaglia per il mantenimento di un Senato ad elezione popolare.

LA GIORNATA

si apre con toni aspri. Il ministro Maria Elena Boschi accusa Chiti e quanti vogliono un Senato elettivo di «tentare di bloccare la riforma». «Il fatto che la proposta venga da parte della minoranza interna del Pd — scrive in una lettera al Corriere — è particolarmente stupefacente, essendo proprio la minoranza Pd quella che ha chiesto e ottenuto alla Camera di eliminare dall’ Italicum ogni riferimento alla legge elettorale del Senato, proprio in forza dell’assunto che il Senato non sarebbe mai stato elettivo».
Chiti replica al ministro intervenendo durante la discussione generale in commissione Affari Costituzionali: ribadisce punto per punto le sue ragioni e si dice «amareggiato» per l’accusa di voler bloccare le riforme. Al di là del merito, Chiti contesta l’impostazione politica del premier Matteo Renzi, basata sul patto esclusivo con Forza Italia. Il dialogo, dice Chiti, va cercato anche con M5s e Sel, che vogliono anche loro conservare un Senato elettivo.
A scombussolare i piani ci si mette anche Forza Italia, il cui capogruppo Paolo Romani, pur ribadendo la validità del patto Renzi-Berlusconi, chiede una «ulteriore riflessione» sul Senato elettivo, magari con un nuovo incontro Renzi-Cavaliere.

UN ALTOLÀ



a Forza Italia lo dà il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerrini, il quale ricorda che il «Senato non elettivo» è uno dei punti cardine «dell’impianto dell’accordo contratto con Forza Italia»; ed aggiunge di «confidare che si arriverà a un approdo corrispondente al patto del Nazareno». E il ministro Boschi a fine giornata sentenzia: «Sulle riforme non c’è assolutamente un problema di numeri».