TORINO
ANCHE
l’autorità giudiziaria di San Marino, dopo Torino, indaga su Davide Vannoni. Il padre della metodica Stamina aveva allestito, sul Titano, un «laboratorio seminterrato abusivo» (dice l’inchiesta piemontese) e «una stanza del tutto inidonea» all’interno di un centro estetico dove praticare le delicatissime operazioni con le cellule staminali.

TRUFFA

e somministrazione di farmaci nocivi le ipotesi nel fascicolo gestito dal commissario della legge Simon Luca Morsiani. Che procede anche contro Luciano Fungi, chirurgo specialista in anestesia: un medico che, in una occasione, per reintrodurre le staminali «con l’utilizzo di un tavolo-scrivania», si fece «aiutare da un addetto delle pulizie come appoggio per il paziente». Particolari da raccapriccio, con i quali i magistrati vogliono fugare ogni dubbio sulla bontà del trattamento Vannoni. I consulenti del pm Raffaele Guariniello, a Torino, hanno rilevato il 20-25% di casi di «eventi avversi» fra le 101 persone che, correndo rischi che vanno dalla cefalea all’insorgenza di un tumore, furono sottoposte alla terapia. Ma già nel 2009 due medici legali torinesi, Roberto Testi e Daniele Imperiale, si erano accorti che molte cose non quadravano: pronunciandosi sulla morte di Claudio Font, piemontese affetto da Parkinson e Alzheimer, scrissero che la cura Vannoni non ebbe alcun effetto sul paziente e fu portata avanti «contro qualsiasi norma di legge e deontologia». Parole che diedero un forte impulso all’apertura dell’indagine da parte dei carabinieri del Nas.

VANNONI

ha annunciato che il 5 maggio riprenderà l’attività agli Spedali Civili di Brescia. Il direttore del presidio sanitario, Ezio Belleri, dice che «si sta valutando il da farsi». Anche gli Spedali Civili sono finiti nel mirino di Guariniello: alcuni dirigenti sono indagati. Per riuscire a farsi ospitare nel presidio bresciano, Vannoni non esitò ad «approfittare dello stato di malattia di dirigenti pubblici» come un dirigente della Regione Lombardia affetto da sindrome muscolo scheletrica.