dall’inviato
SOTTO IL MONTE (Bergamo)
NELLA

chiesa di San Giovanni Battista scorrono sul grande schermo le immagini tridimensionali. La voce di Papa Francesco è bagnata di commozione mentre legge la formula latina della canonizzazione: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono santi. Parte un appplauso dal buio della chiesa. All’esterno fanno eco quelli della gente raccolta davanti ad altri tre maxischermi. È subito scampanio sotto un cielo minaccioso.
Sotto il Monte, poco più di 4mila anime, ha atteso a lungo, con la tenacia paziente della gente bergamasca, di vedere santo Angelo Giuseppe Roncalli. Oggi è il giorno della gioia, intensa e composta, vissuta con profondità di sentimenti e sobrietà esteriore. Un applauso è risuonato nella parrocchia all’abbraccio fra Papa Bergoglio e il predecessore Benedetto XVI. Silenzio mentre la reliquia di Papa Giovanni, racchiusa in un teca in bronzo, saliva verso Papa Francesco portata da don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII. Con lui i nipoti di Roncalli, Beltramino e la sorella Maria Ottavia, Flaviano e Letizia e il pronipote Eugenio Bolognini, sindaco del paese. «Fra il papa e me — dice don Bolis — c’è stato uno scambio di sguardi molto intenso e prolungato sia quando gli ho presentato la reliquia per il bacio sia quando me lo ha resa perché la deponessi sull’altare. Era molto commosso». Beltramino Roncalli, figlio di Giuseppe, Usepì, il minore dei fratelli Roncalli, è ancora dolcemente turbato: «Ho fatto tutta la salita piangendo. Ho sfiorato Benedetto XVI. Quando Papa Francesco mi ha guardato emozione si è aggiunta a emozione».
Finalmente santo. Lo dice Alessandra Roncalli, 22 anni, una pronipote, iscritta a lettere moderne alla Cattolica di Milano: «Credo che il nuovo papa, per molti versi simile a Papa Giovanni, abbia dato un grande impulso. Altrimenti non si spiegherebbe come un pontefice della portata di Giovanni XXIII abbia dovuto attendere tanto prima di essere canonizzato».
Nella mattinata vengono in cinquemila, sfidando la pioggia e un vento gelido quanto insistente. Non è la moltitudine che si riversò su Sotto il Monte il giorno delle beatificazione, non sono i 15-20 mila attesi alla vigilia. È soddisfatto Gimmi Schiavi, direttore della Casa del Pellegrino: «Abbiamo avuto una media di cinquemila presenze a Pasqua, a Pasquetta, il 25 aprile. Questo significa che la gente ha compreso il discorso di continuità che stiamo portando avanti, non scopre papa Roncalli solo per un evento come quello di oggi».

IL CARDINALE




Loris Francesco Capovilla non appare. Lo storico segretario di Roncalli ha scelto il silenzio. Segue in televisione, nel buen retiro di Camaitino, in quella che fu la residenza estiva del cardinale Roncalli, oggi casa-museo. La sua presenza è portata da Virginio Ghisleni e Enrico Rocca, volontari da Camaitino. Enrico, trent’anni di servizio, ricorda la missione a Loreto con ‘don Loris’ per preparare lo storico viaggio giovanneo, partenza dal Vaticano alle aei del mattino, rientro a mezzanotte. Enrico, a Camaitino da dieci anni, ha dedicato al nuovo santo una lunga poesia tutta in rima.
Volti conosciuti. Giorgio Gori, candidato sindaco a Bergamo, è con la moglie Cristina Parodi. Affida la sua felicità a twitter. Attraverso twitter anche Cristiano Malgioglio comunica la sua presenza.
Nel pomeriggio secchiate d’acqua infradiciano i fiocchi bianchi e gialli appesi alle cancellate e costringono a celebrare al coperto, nella Capella della Pace, la messa di ringraziamento. Ma poco importa. La festa c’è stata ed è stata festa grande.