PARIGI, 18 maggio 2014 - ALCUNI lo ritengono un eroe. Altri un latitante. Altri ancora un maestro della comunicazione. L’ex trader della Société Générale, il francese Jérome Kerviel, simbolo delle derive che hanno scosso il sistema bancario mondiale, ha rifiutato ieri di rientrare in Francia dove è stato condannato al carcere, rivolgendosi solennemente al presidente Francois Hollande affinché intervenga nel dossier.
L’ex impiegato della Société Générale, a cui la procura di Parigi ha dato tempo fino a oggi per consegnarsi alla polizia di Mentone, ha deciso all’ultimo momento di restare in Italia, dove ha appena concluso una lunga marcia che in oltre due mesi lo ha visto camminare, giacca a vento e zaino in spalla, da Roma a Ventimiglia, documentando accuratamente ogni tappa su Twitter. Obiettivo? Attrarre l’attenzione sul suo caso e denunciare le derive del mondo finanziario, di cui si ritiene «vittima».

NEL PRIMO pomeriggio, proprio al confine tra Italia e Francia, a poche decine di metri dal territorio francese, Kerviel ha annunciato, con un colpo di scena, che non rientrerà in Francia almeno fino a quando Hollande non si sarà espresso su una misura di immunità in favore di potenziali testimoni coinvolti nel dossier bancario, in vista del processo civile. «Aspetto sul versante italiano la risposta di Hollande», ha annunciato Kerviel, aggiungendo: «Se vogliono venire a prendermi, vengano pure». A stretto giro di posta è arrivata la risposta dell’Eliseo. Senza commentare nel merito la richiesta dell’ex trader trentasettenne, Hollande ha fatto sapere che se «chiederà la grazia presidenziale, la sua richiesta verrà esaminata secondo la procedura abituale (...) Ogni altra richiesta di patteggiamento della sua pena va presentata all’autorità giudiziaria, in conformità con la legge».
Circa due mesi fa, il 19 marzo, la Cassazione ha confermato la sua condanna a cinque anni di cui tre senza condizionale per aver fatto perdere alla Société Générale 4,9 miliardi di euro. È stata invece annullata e rinviata al tribunale competente la sentenza che lo aveva condannato a versare un maxi risarcimento alla banca.

«Certo che ho paura del carcere», ha detto Kerviel che ha già scontato 41 giorni in detenzione provvisoria. «La privazione della libertà è qualcosa di terribile». Ma «la libertà è prima di tutto nello spirito, e da questo punto di vista adesso sono completamente libero. In passato ho partecipato a un sistema amorale, non me ne rendevo conto all’epoca. Oggi me ne vergogno. Mi vergogno di essere stato trader». E ancora: «Il mio quotidiano consisteva nel far soldi per la banca, era il mio unico obiettivo, ad ogni costo, con buona pace della morale e dell’etica».
Nel corso del viaggio in Italia, in cui ha anche incontrato brevemente Papa Francesco a Piazza San Pietro, Kerviel dice di aver incontrato gente che «ha sofferto per la crisi causata in gran parte dalle banche».
red. est.