Alessandro Farruggia
ROMA
IL DISORDINE

regna in Libia. Ma dopo tre giorni di scontri tra Tripoli e la Cirenaica, i golpisti laici segnano un punto a loro favore. L’offensiva del generale Khalifa Haftar e delle brigate Alquaqua e Sawfik di Zintan che avevano bombardato la caserma della ‘Brigata islamica 17 febbraio’ a Bengasi e circondato il Parlamento facendo almeno 81 morti (79 a Bengasi e 2 a Tripoli) e 174 feriti ha prodotto un primo risultato importante. A contribuirvi il fatto che nuovi reparti militari si sono schierati con Haftar. Fra questi la seconda brigata di fanteria, le forse di stanza a Tobruk e le forze speciali (Saequa) di Bengasi, il cui comandante Wanis Abu Khamada si è detto «pronto a combattere contro i terroristi».
I laici avevano chiesto «la sospensione del Cng» (il Congresso nazionale generale, ovvero il Parlamento). E ieri il governo libico ha capitolato. Dopo aver negato problemi fino al primo pomeriggio («è tutto sotto controllo»), e aver schierato a difesa di Tripoli brigate islamiche come i ‘Leoni del monoteismo’, in serata ha disposto la sospensione del Parlamento al quale è stato chiesto di «approvare in settimana il bilancio 2014 e poi di non riconvocarsi» e ha convocato elezioni anticipate per il 15 agosto. Il mandato del Cng sarebbe dovuto terminare il 7 febbraio 2014. ma lo scorso dicembre è stato esteso di un anno, suscitando polemiche riguardo alla legittimità del Congresso.
Molte ambasciate e consolati (Arabia Saudita, Turchia e altre) sono state chiusi, ma la nostra resta aperta e ha inviato i connazionali a «valutare l’eventualità di un rientro in Italia» alla luce «dell’ulteriore instabilità con ripercussioni sulla sicurezza». L’ambasciatore Giuseppe Buccino Grimaldi osserva che un avvertimento simile «è già stato diramato almeno altre due volte» e che si tratta di «una normale procedura precauzionale» e sottolinea che «sinora non si registrano criticità tra i 1200 italiani e italo-libici che assistiamo».

LA STESSA



Eni continua la normale attività estrattiva e il personale resta. Ma tutto può cambiare in qualche ora. Dall’Italia si à alzata la voce del presidente del consiglio Matteo Renzi. «La Libia — ha detto — è una priorità assoluta. Serve un coinvolgimento di Onu e Ue per risolvere la questione insieme. Porrò il tema dell’emergenza libica con grande determinazione a Bruxelles, sia al Vertice Ue del 27 maggio sia al G7. In questo contesto l’Italia è pronta a fare la propria parte». Ma Bruxelles latita e così Francia e Gran Bretagna, che furono i motori della coalizione che fece fuori Gheddafi e che oggi non sanno come disinnescare la polveriera.