Nina Fabrizio
AMMAN
SBARCANDO

in Terrasanta con la sua inseparabile borsa nera, papa Francesco è andato subito dritto al punto: «È quanto mai necessaria e urgente — si è appellato fin nel suo primo discorso, davanti al re di Giordania Abdullah II — una soluzione pacifica alla crisi siriana, nonché una giusta soluzione al conflitto israelo-palestinese». Bergoglio è arrivato ieri in un’Amman blindata ma festosa con animo sereno seppur consapevole dell’«impegnativa» missione di pace che il suo viaggio in Medio Oriente, il secondo per lui a livello internazionale, comporta. «Accompagnatemi con le vostre preghiere nel mio pellegrinaggio» ha twittato già in volo mentre ai giornalisti confidava: «Scendo come Daniele, ma so che i leoni non mordono».
Gli appelli per la pace nella martoriata regione e per la soluzione dei drammi innescati dai conflitti, a partire da quello dei profughi (1 milione e 300mila in Giordania solo quelli provenienti dalla Siria), sono stati al centro del primo dei suoi tre giorni-tour de force nella terra di origine della cristianità, ma carica di significato anche per ebrei e musulmani. Così, con il re giordano, Francesco ha rafforzato i suoi legami con l’islam esprimendo «profondo rispetto e stima» per i seguaci della fede di Maometto e ha lodato l’impegno del Paese per la convivenza pacifica di musulmani e cristiani, aggiungendo un significativo invito a tutelare la libertà religiosa. La Giordania, ha anche richiamato Bergoglio, non sia lasciata sola dalla comunità internazionale nel suo fare fronte alla piaga dei rifugiati, emergenza continua.

QUINDI,


spostandosi al gremitissimo International Stadium di Amman, dove ha beneficiato del suo primo bagno di folla con i fedeli a bordo della jeep scoperta (il Papa non ha voluto auto blindate), Francesco ha di nuovo sferzato: «La pace non si può comprare, essa è un dono da costruire ‘artigianalmente’ con piccoli e grandi gesti quotidiani».
Le parole più vibranti, Bergoglio le ha comunque pronunciate a 50 km dalla capitale, a Betania oltre il Giordano, sito del Battesimo di Gesù dove, dopo essersi raccolto in una preghiera silenziosa e solitaria sulla riva sacra del fiume, ha portato il suo abbraccio a 600 rifugiati siriani e disabili. Basta «violenze» nell’«amata» Siria, ha ribadito, lacerata da una lotta «fratricida». «Si rispetti il diritto umanitario, garantendo l’assistenza alla popolazione sofferente, si abbandoni da parte di tutti la pretesa di lasciare alle armi la soluzione e si ritorni alla via del negoziato»: dialogo e moderazione sono l’unica via.
Durissima quindi la condanna di Bergoglio dei trafficanti di armi, veri «criminali»: alla radice dei conflitti c’è proprio «l’odio» e la «cupidigia» di quanti si arricchiscono con il commercio degli armamenti. Dio li converta, ha invocato. Oggi il Papa è a Betlemme dove celebra la messa nella piazza della Mangiatoia e pranza con alcune umili famiglie cristiane. Già nel pomeriggio si trasferisce in Israele per il grande incontro ecumenico al Santo sepolcro di Gerusalemme. Qui ci sarà l’abbraccio al patriarca Bartolomeo a 50 anni da quello storico tra Paolo VI e Atenagora.