Alessandro Farruggia
ROMA
TRIVELLARE

in Alto Adriatico? La decisione della Croazia di installare 14 piattaforme di estrazione riapre una partita che sembrava chiusa alla fine degli anni ’90 con la sostanziale moratoria italiana. L’Italia si spacca tra favorevoli e contrari. E il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti dà via libera «se verranno rispettati tutti i parametri ambientali».
Un ministro dell’Ambiente può essere a favore di trivellazioni in un mare come l’Adriatico?
«Io non mi sento la controparte di altri ministeri: né dello Sviluppo né dell’Economia, né delle Risorse Agricole. Li vedo come degli alleati in un obiettivo comune: far crescere il Paese nel rispetto dell’ambiente. Il mio non è il ministero del ‘no’, dei veti a prescindere. È il ministero dello sviluppo sostenibile».
Quindi lei dice: dipende.



«Partiamo da un presupposto: noi abbiamo una delle normative più stringenti d’Europa, molto severa. E sia chiaro che io ritengo che sia giusto così. Compito del mio ministero è farla rispettare fino in fondo per difendere il mare, che è un patrimonio ambientale ed è importante anche per il turismo».
Che garanzie dà a chi si oppone al progetto: ambientalisti ma anche imprenditori del turismo e della pesca ed enti locali come la Regione Veneto?

«Che la legge sarà rispettata scrupolosamente. Il mio compito è valutare l’impatto ambientale tramite la procedura Via, la valutazione di impatto ambientale, e in alcuni casi, per le piattaforme, anche l’Aia, l’autorizzazione ambientale integrata. Devo garantire i controlli. E prometto che sarò severo. Questa è la garanzia che io posso dare».
Quindi tutto sommato lei è favorevole a che si estraggano petrolio e gas dall’Alto Adriatico?
«Io non sono né favorevole né contrario, io applico la legge. Entro le 12 miglia dalla costa e dalle aree marine protette nessuno può trivellare, e già questa è una garanzia assoluta. Poi, vediamo se ci sono le condizioni per estrarre altrove».
Nel 1999 la Commissione impatto ambientale del suo ministero scrisse: ‘Si ritiene che per il progetto di coltivazione Alto Adriatico non sia dimostrata la compatibilità ambientale, sia per quanto riguarda prioritariamente la subsidenza, sia per quanto riguarda gli effetti complessivi sull’ambiente’.



«Io mi atterrò alle istruttorie condotte adesso. Oltretutto, con la Via oggi i pareri vengono dati sui singoli progetti, non sull’area nel complesso. Quindi sono più dettagliati. Ripeto: prima di ogni prospezione si dovrà richiedere la Via, e per per le piattaforme servirà l’Aia, l’autorizzazione integrata ambientale».
Non teme che gli ambientalisti la bollino come il ministro del petrolio?
«No, perché certamente non lo sono. Anzi, noi continueremo a spingere con forza sulle rinnovabili, perché il petrolio diventi sempre meno necessario. Io vorrei un mondo nel quale non c’è bisogno di trivellare. Ma ancora non ci siamo. Lavoriamo in quella direzione, ma i combustibili fossili ci servono ancora: vanno estratti, ma con le dovute garanzie».
Non crede che dovremmo coordinarci di più con la Croazia, stabilendo regole comuni? Dopotutto il mare è lo stesso...
«Certo. E intendiamo farlo. Chiederemo alla Croazia notizie sui loro progetti e io incontrerò l’ambasciatore croato. Serve una collaborazione positiva. Sarebbe inammissibile se noi fossimo, e lo siamo, molto attenti dalla nostra parte, e loro non facessero altrettanto. Il nostro sforzo sarebbe, oltre che autolesionista, vano».