Olivia Posani

ROMA, 31 maggio 2014 - ANCHE la Banca d’Italia si esercita sui conti della Tasi, la nuova imposta sui servizi indivisibili rinviata ad ottobre da molti Comuni. Dalla Relazione annuale degli economisti di via Nazionale si evince che, tra la nuova imposta sui servizi indivisibili (che da quest’anno ha preso il posto dell’Imu sulla prima casa) e la Tari (tassa sui rifiuti), i proprietari potrebbero ritrovarsi a pagare il 60% in più rispetto al 2013. In soldoni si tratta di 600 euro.

Questo per due motivi banalissimi. Lo scorso anno il prelievo patrimoniale sull’abitazione principale, dopo un lungo tira e molla all’interno delle maggioranza che sorreggeva il governo Letta, è stato praticamente abolito. I proprietari hanno dovuto versare soltanto la cosiddetta mini Imu (il 40% della differenza tra l’aliquota base del 4 per mille e quella effettivamente applicata da ciascun comune). A questo va aggiunto che si arriva a un incremento del 60% solo se i sindaci decidono di applicare l’aliquota massima del 2,5 per mille. Se si accontentano di applicare quella base dell’1 per mille, l’incremento si ferma al 12%, circa 400 euro in più l’anno. Comunque vadano le cose, il risultato dovrebbe essere quello indicato da Letta: la somma fra l’aliquota della Tasi e quella dell’Imu non deve superare il 6 per mille per le abitazioni principali e il 10,6 per gli altri immobili.
Bankitalia spiega che, «qualora gli enti incrementassero le aliquote fino al 2,5 per mille, la tassazione locale sugli immobili si riporterebbe sui livelli del 2012». A via Nazionale replica il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, convinto che solo se i sindaci non applicheranno le detrazioni ai cittadini verrà presentato un conto pari a quello di due anni fa: «I parametri della Tasi, come abbiamo sempre detto, vedono la tassa inferiore come impatto alla tassazione presente negli anni normali. Il 2013 è stato un anno anormale perché fu abolita una tantum l’Imu prima casa.

NOI SIAMO tranquilli e sereni, gli italiani pagheranno meno del 2012 e laddove pagheranno un po’ di più dovranno parlarne coi loro Comuni». Anche Palazzo Koch ci tiene a sottolineare che «l’incremento del 60% è quantificato sulla base di un valore di partenza molto basso, quello del 2013, quando la tassazione patrimoniale sull’abitazione principale era stata soppressa per le abitazioni non di lusso». Un tema così rovente non poteva che scatenare le polemiche. L’Anci mette in evidenza che ai Comuni arriveranno meno risorse rispetto al 2012, mentre Fi cannoneggia contro la «patrimoniale sulla casa». «L’abolizione una tantum dell’Imu e la sua reintroduzione sotto la denominazione Tasi, sono scelte del precedente Governo che, sul punto, ha fatto male e disfatto peggio», sottolinea il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti (Sc).