Emanuele Bonini
BRUXELLES
IL RESPONSABILE

dell’agguato al museo ebraico di Bruxelles della settimana scorsa ha un nome e un volto: Mehdi Nemmouche, classe 1985. Arrestato a Marsiglia, in Francia era arrivato dal Belgio e sempre da qui nel 2013 sarebbe giunto in Siria per ricongiungersi a un gruppo di jihadisti. Non è l’unico caso. Vilvoorde, comune a meno di dieci chilometri dal terminal di Zaventem, l’aeroporto internazionale della capitale, è considerato uno dei principali centri di reclutamento per la jihad in Siria.
Bruxelles è un crocevia. È la nuova capitale di Eurabia, come la chiamano in molti. È la città più islamizzata d’Europa, con il 25% della popolazione originaria di paesi di cultura arabo-islamica. Sono tra 250mila e 300 mila gli islamici a Bruxelles. Vivono e di fatto controllano due dei diciannove comuni costituenti l’area metropolitana: Anderlecht e Molenbeek, a cui si aggiunge parte del comune di Bruxelles-Ville.

LE STIME


prevedono un aumento degli arabo-islamici al 10% nel 2020 ed entro lo stesso anno si prevede che l’arabo diventi la seconda lingua a Bruxelles. Attualmente è la quarta, ha davanti a sé francese (87%), inglese (27%) e fiammingo (23%). Oggi l’arabo è parlato dal 17,9% della popolazione. Un dato che — comparato al 25% di abitanti islamici — mostra come buona parte dei figli di immigrati si sia integrata e sia a tutti gli effetti belga. La forte natura islamica della città finisce per generare pulsioni estremiste.

NEL 2012

è stato sciolto Sharia4Belgium, gruppo salafita il cui principale obiettivo era convertire l’intero paese alla legge islamica, la Sharia. Lo scioglimento non ha risolto il problema dell’Islam radicale e in prospettiva la situazione è destinata a complicarsi: gli islamici, oggi il 6% della popolazione belga, dovrebbero diventare il 10% nel 2020, e per lo stesso anno a Bruxelles l’arabo diventerà la seconda lingua dopo il francese. A Bruxelles molti entrano in politica e contribuiscono allo spirito civico. Il principale esempio è quello di Saïd El Khadraoui, figlio di immigrati marocchini, per due legislature (dal 2004 al 2014) in Parlamento europeo con i socialisti del premier Elio Di Rupo. Altri invece sono legati alle milizie terroriste: sono belgi d’adozione, figli di immigrati, rifugiati o richiedenti asilo.
Nell’aprile del 2012 sette cittadini belgi sono stati processati per sospette attività eversive. Tra i sospetti Ayachi Abdel Rahman, considerato il contatto di Al Qaeda in Belgio, a giugno 2011 condannato dalla giustizia italiana a otto anni di carcere per complotto anti-sionista.