Nuccio Natoli
ROMA
ALL’INSEGNA

di «più flessibilità, meno austerità, più crescita in Europa», è nato l’asse Roma-Parigi. Ora Angela Merkel deve farsene una ragione. È il risultato del minivertice del Pse, svoltosi a Parigi, che ha riunito Matteo Renzi — accolto dal titolo di Le Monde: Veni vidi, Renzi —, il presidente francese Hollande, il cancelliere austriaco Faymann, i premier di Belgio (Di Rupo), Danimarca (Thorning-Schmidt), Romania (Viorel Ponta), Slovacchia (Fico), Repubblica Ceca (Sobotka), il vicecancelliere tedesco (Gabriel), e il presidente del Partito socialista europeo (Schulz). Forte della vittoria alla recenti elezioni europee, Renzi ha sostenuto che «l’Europa deve mettere in campo un cambio culturale, di mentalità, per rispondere alle richieste dei cittadini». Il tutto va tradotto in meno austerità e maggiore flessibilità sulle politiche di bilancio .
La ‘linea’ di Renzi è stata fatta propria dai partecipanti al vertice. Alla fine un soddisfatto Renzi ha riassunto «Il vertice è andato molto bene». Quanto ‘bene’ lo ha lasciato spiegare al padrone di casa, il presidente francese, Hollande: «Italia e Francia sono unite e ho molta fiducia in Renzi. Abbiamo gli stessi obiettivi. Vogliamo puntare sulla crescita e gli investimenti. Per farlo va utilizzata tutta la flessibilità prevista dal patto di stabilità». Quindi, i socialdemocratici del Pse, al Consiglio europeo del 26-27 giugno, saranno compatti nell’offrire alla Merkel il via libera alla nomina di Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione Ue, mentre per Schulz sarà chiesta la conferma della presidenza del Parlamento Europeo. La Cancelliera ora sa che se vuole l’ok a Juncker deve cedere ‘più di qualcosa’ sul versante dell’austerità imposta all’Europa. Aggiungiamoci l’esortazione univoca di Fmi e Bce di Draghi («All’Europa serve più crescita») e il senso di accerchiamento alla Merkel è quasi palpabile.

IL PSE


, a questo punto guidato di fatto da Renzi, non chiederà di cambiare il patto di stabilità (ossia, il tetto del 3% al deficit e il piani di rientro del debito pubblico), ma di ‘interpretarlo’ in modo flessibile per spingere crescita e sviluppo. In concreto, sarà chiesto più tempo per centrare gli obiettivi di bilancio e, soprattutto, di non conteggiare nel deficit annuale i costi delle riforme. Per inciso è ciò che ha fatto dodici anni proprio la Germania. Hollande ha aggiunto che «Renzi porterà tutta la sua energia e il suo dinamismo» per orientare il cambio di strategia economica in Europa (quasi un’investitura a leader del Pse, ndr), e la presidenza italiana dell’Ue (dal prossimo luglio) potrà «contribuire all’apertura di un cantiere Europa, ma non potrà fare tutto perché dura solo sei mesi».

COME DIRE

che l’asse Roma-Parigi non si limiterà al prossimo consiglio europeo. A questo punto con «le nuove regole sul patto di stabilità» (a cui sta lavorando anche il ministro dell’economia Padoan), le nomine sono importanti «ma meno dell’Europa che vogliamo», ciò non esclude che si dovrà fare «particolare attenzione alla presenza delle donne (la presidenza del consiglio europeo alla danese Thorning-Schmidt, ndr)», ha concluso Hollande.