Antonella Coppari
ROMA
TUTTO GIÀ

deciso? Immunità forever? Ma no, assicura Maria Elena Boschi, si può ancora cambiare. Riecheggiando quanto accennato l’altro ieri da Renzi, fa capire che in Aula si potrebbe trovare una soluzione alternativa. Essendo lo scudo costituzionale una prerogativa del Parlamento, ai suoi esponenti spetta l’ultima parola su quello che l’opinione pubblica considera solo un odioso privilegio. Poi, non sembra probabile che la larga maggioranza raccolta nella prima commissione del Senato si sciolga nell’emiciclo come neve al sole, né le strade alternative — trasferire il giudizio sull’autorizzazione a procedere alla Corte costituzionale o garantire solo l’insindacabilità per le opinioni espresse — sono prive di insidie, però il ministro delle riforme lascia aperto uno spiraglio.

DEL RESTO:

la partita si sposta in Aula. Dove i dissidenti del Pd (con l’aiuto dell’opposizione) sono determinati a dare battaglia su un punto chiave come il Senato elettivo. Bastano 20 firme per chiedere il voto segreto che, com’è noto, agevola lo sparigliamento delle carte.
In commissione i giochi sembrano fatti. Anche il nodo di Forza Italia, è destinato a sciogliersi oggi;tutti i segnali fanno intendere che l’assemblea dei parlamentari darà il via libera alla riforma «o quasi», per citar il capo dei senatori Romani. Il quasi dipende dall’ultimo problema sul tappeto, quello della rappresentanza proporzionale al territorio in Senato che si tira dietro la questione dei grandi elettori del Capo dello Stato. Ne parleranno stamani l’ex Cavaliere e Renzi: in questo nuovo incontro è possibile che il primo colga l’occasione per spezzare una lancia per Galan, sul cui arresto si pronuncerà la prossima settimana la Camera. Di sicuro, l’ennesima riunione con vertici azzurri non ha cambiato l’atteggiamento di Berlusconi, orientato a rispettare i patti di gennaio. Nonostante mal di pancia diffusi (da Brunetta a Fitto). Indicativi, in tal senso, l’endorsement del figlio Pier Silvio a Renzi come il comportamento di Toti, tra i primi a stringere la mano al premier appena terminato il discorso a Strasburgo. L’ordine di servizio aziendale è chiaro e spiega l’ottimismo profuso in tivù dal premier. «Finora Silvio ha mantenuto tutti gli impegni». E ha accettato pure il ballottaggio nell’Italicum.
In questo quadro, si capisce perché in commissione le votazioni procedano spedite sul solco tracciato dai relatori Finocchiaro e Calderoli (bocciato un emendamento di Chiti che ripristinava praticamente il bicameralismo) anche se c’è qualche elemento, dicevamo, da mettere a punto. Sugli scudi, per gli alfaniani, le competenze del Senato sulle leggi di bilancio e dintorni da non ampliare «altrimenti votiamo no». Gronda rassicurazioni la Boschi, malgrado sia diffuso il sospetto che dietro certe preoccupazioni ci sia il desiderio di non finire oscurati dall’asse Pd-FI. Quella che Grillo tenta di scardinare. Invano: Renzi cede, dice che oggi vedrà pure M5S perché «è un bene se le regole si scrivono insieme», però riboccia la loro riforma elettorale. «Non sta in piedi». Possibile, che affronti con loro la pratica dei giudici del Csm da nominare: dei tre che spettano all’opposizione, uno potrebbe finire a M5S.