ROMA
LA SENTENZA del gup, Costantino De Robbio, che ha condannato tutti gli 8 imputati per il caso delle «baby squillo» dei Parioli, induce la Procura ad accelerare i tempi della resa dei conti con gli oltre 60 presunti clienti delle due ragazzine indagati nel secondo filone dinchiesta sullo sfruttamento della prostituzione minorile scoperto dopo lestate dellanno scorso. Fra loro diversi vip, come Mauro Floriani, il marito della parlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini. E, proprio alla luce del duro verdetto emesso martedì pomeriggio, pare che non ci saranno accordi tra accusa e difesa sulla pena da infliggere, cioé patteggiamenti da sottoporre allok del giudice in modo da saltare ludienza. Solo una decina di frequentatori dellappartamentino nel cuore della Roma-bene avevano fatto sapere, tramite i loro legali, di voler imboccare il percorso della pena concordata; ma a questo punto lorientamento dei pm sarebbe quello di valutare caso per caso, davanti al gup, lopzione del rito alternativo.
Il procuratore aggiunto, Maria Monteleone, e il sostituto Cristiana Macchiusi, quindi, dovrebbero depositare gli atti prima della pausa estiva, quando a palazzo di giustizia entra in scena la sezione feriale. E sarebbero pronti a chiedere il rinvio a giudizio di tutti i personaggi coinvolti, ciascuno dei quali avrà un fascicolo unico, senza comparire in una lista completa a conoscenza degli altri indagati. Perché la scelta degli inquirenti rimane quella di «preservare al massimo la privacy». La condanna a un anno di reclusione per i due habitué processati insieme ai 6 organizzatori del «giro», Gianluca Sammarone e Francesco Ferraro, sia pure con la pena sospesa (scelta peraltro non condivisa dai pm), costituisce un chiaro segnale per gli altri sessanta personaggi ancora in bilico.
CHE nella stragrande maggioranza, ascoltati durante le indagini, hanno negato di aver usufruito delle prestazioni sessuali offerte a pagamento dalle due studentesse; ma sono comunque finiti nei guai perché riconosciuti in foto dalle stesse minorenni o perché «traditi» dalle intercettazioni telefoniche o dagli appostamenti dei carabinieri che sorvegliavano dallesterno il palazzo con quel via vai di adulti a caccia di emozioni.
Bruno Ruggiero
LA SENTENZA del gup, Costantino De Robbio, che ha condannato tutti gli 8 imputati per il caso delle «baby squillo» dei Parioli, induce la Procura ad accelerare i tempi della resa dei conti con gli oltre 60 presunti clienti delle due ragazzine indagati nel secondo filone dinchiesta sullo sfruttamento della prostituzione minorile scoperto dopo lestate dellanno scorso. Fra loro diversi vip, come Mauro Floriani, il marito della parlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini. E, proprio alla luce del duro verdetto emesso martedì pomeriggio, pare che non ci saranno accordi tra accusa e difesa sulla pena da infliggere, cioé patteggiamenti da sottoporre allok del giudice in modo da saltare ludienza. Solo una decina di frequentatori dellappartamentino nel cuore della Roma-bene avevano fatto sapere, tramite i loro legali, di voler imboccare il percorso della pena concordata; ma a questo punto lorientamento dei pm sarebbe quello di valutare caso per caso, davanti al gup, lopzione del rito alternativo.
Il procuratore aggiunto, Maria Monteleone, e il sostituto Cristiana Macchiusi, quindi, dovrebbero depositare gli atti prima della pausa estiva, quando a palazzo di giustizia entra in scena la sezione feriale. E sarebbero pronti a chiedere il rinvio a giudizio di tutti i personaggi coinvolti, ciascuno dei quali avrà un fascicolo unico, senza comparire in una lista completa a conoscenza degli altri indagati. Perché la scelta degli inquirenti rimane quella di «preservare al massimo la privacy». La condanna a un anno di reclusione per i due habitué processati insieme ai 6 organizzatori del «giro», Gianluca Sammarone e Francesco Ferraro, sia pure con la pena sospesa (scelta peraltro non condivisa dai pm), costituisce un chiaro segnale per gli altri sessanta personaggi ancora in bilico.
CHE nella stragrande maggioranza, ascoltati durante le indagini, hanno negato di aver usufruito delle prestazioni sessuali offerte a pagamento dalle due studentesse; ma sono comunque finiti nei guai perché riconosciuti in foto dalle stesse minorenni o perché «traditi» dalle intercettazioni telefoniche o dagli appostamenti dei carabinieri che sorvegliavano dallesterno il palazzo con quel via vai di adulti a caccia di emozioni.
Bruno Ruggiero
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