ROMA
SI È
professato «innocente» ed estraneo a ogni accusa di fronte alla corte penale vaticana, monsignor Bronislaw Morawiec, l’economo della basilica di Santa Maria interrogato ieri in Vaticano per la vicenda dei presunti ammanchi nella chiesa romana di cui è grande devoto papa Francesco. In un’aula semi-vuota, appena un paio di persone tra il pubblico, mentre Bergoglio abbracciava i molisani a Campobasso e Isernia, il prelato polacco, già ribattezzato ‘Monsignor Fattura’, è andato alla sbarra nella prima udienza del processo che lo vede imputato. La vicenda è nata dagli accertamenti della prefettura degli affari economici della Santa Sede, guidata dal cardinale Giuseppe Versaldi.
DOPO
le indagini preliminari del capitolo della basilica, che aveva già riscontrato gravi irregolarità, la ‘corte dei conti’ vaticana ha voluto vederci ancora più chiaro nei bilanci di una basilica ricchissima con un patrimonio di appartamenti (si parla di 4500) e terreni, frutto di secolari donazioni, collegata con il Vaticano. Tra le altre cose, viene contestata anche una maxi fattura di un milione e 800 mila euro, che si sospetta gonfiata, per l’edizione di alcuni volumi pregiati illustranti proprio il patrimonio artistico della basilica, ora guidata dall’arciprete spagnolo Santos Abril y Castellò, anche attuale presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e vicino a papa Francesco. Morawiec da parte sua, nel tribunale vaticano, ha respinto tutto. L’ammanco si aggirerebbe a suo dire intorno ai 200mila euro e lui vi è comunque «estraneo».

LA SUCCESSIVA

udienza potrebbe tenersi già la prossima settimana ma il tribunale ha l’esigenza di acquisire ulteriori elementi. In quell’occasione il prelato fornirà la documentazione del bilancio 2009 che, sempre secondo la sua difesa, sarà in grado di chiarire «l’equivoco». La corte vaticana che si pronuncia in nome di ‘Sua Santità’, invocata la ‘Santissima Trinità’, ha comunque ascoltato alcuni testimoni. Ieri intanto, proclamando l’anno giubilare celestiniano, sulla piazza di Isernia, davanti a una folla di fedeli, papa Francesco che tante volte si è scagliato contro i «preti affaristi» e la Chiesa «assetata» di soldi, vanità e potere, ha voluto ricordare le figure dei due santi, San Francesco e San Celestino: «Hanno dato l’esempio — ha detto — sapevano come chierici, uno diacono e l’altro vescovo di Roma, che dovevano dare esempio di povertà, misericordia e spogliamento totale di se stessi». Un esempio che, come che sia, qualcuno, di sicuro, dato l’ammanco esistente a Santa Maria Maggiore, non ha voluto seguire.
Nina Fabrizio