Bruno Ruggiero
ROMA
LE AUTORITÀ penitenziarie e il cappellano adesso minimizzano. Ma dalle ricostruzioni emerge chiaramente che la «cinghia di trasmissione» della ndrangheta dietro le sbarre ha minacciato il clamoroso sciopero della messa da parte dei detenuti (quasi 200) della Sezione di Alta sicurezza del carcere di Larino, in provincia di Campobasso, a poche ore dalla conclusione della visita di Papa Francesco in Molise. Lo ha riferito a Radio Vaticana larcivescovo della diocesi del capoluiogo molisano, monsignor Giancarlo Bregantini (ex vescovo di Locri, dove fu bersaglio delle minacce mafiose). A prendere liniziativa sarebbero stati soprattutto gli appartenenti alla potente mafia calabrese, contrariati per la recente scomunica lanciata dal Pontefice davanti ai fedeli di Cassano allo Ionio. «Se siamo scomunicati, a messa non vale la pena andarci», avevano detto al cappellano, don Marco Colonna. «Che ha invitato in carcere il vescovo locale (quello di Termoli-Larino, Gianfranco De Luca, ndr) per parlare e spiegare il senso dellintervento del Papa», ha spiegato Bregantini.
«È una cosa sorprendente, che conferma quanto il Papa, parlando incida sulle coscienze».
«QUI nessuno è in rivolta. Oggi (ieri, ndr) alla messa erano in tanti, per fortuna: la verità è che in questi giorni tanti detenuti hanno manifestato dubbi e proteste dopo le parole del Papa», ha precisato don Colonna. «Io invece ha aggiunto ho spiegato loro che il Papa non vuole cacciare nessuno. Ha indicato solo la retta via, ha chiesto la loro redenzione, non la loro espulsione». Volare basso è la parola dordine della direttrice del carcere, Rosa Ginestra: «Ma quale rivolta, è falso. Oggi in carcere è un giorno tranquillo come gli altri».
SULLA stessa linea lispettore capo della Polizia penitenziaria, Nicola Di Michele: «A quanto mi risulta non cè nessuna ribellione, nessuna protesta. La messa era affollata. Il vescovo è venuto per celebrare una cresima e il parroco gli ha chiesto di cogliere loccasione. Da noi la messa si celebra solo la domenica. È un carcere modello, se i nostri detenuti decidono di prendere iniziative usano sempre scrivere una lettera alla direzione». Bregantini tira le somme sottolineando che «questo dimostra come non sia vero che dire certe cose è clericalismo: in realtà le parole del Papa, come quelle della Chiesa e di Gesù Cristo, hanno sempre una valenza etica».
ROMA
LE AUTORITÀ penitenziarie e il cappellano adesso minimizzano. Ma dalle ricostruzioni emerge chiaramente che la «cinghia di trasmissione» della ndrangheta dietro le sbarre ha minacciato il clamoroso sciopero della messa da parte dei detenuti (quasi 200) della Sezione di Alta sicurezza del carcere di Larino, in provincia di Campobasso, a poche ore dalla conclusione della visita di Papa Francesco in Molise. Lo ha riferito a Radio Vaticana larcivescovo della diocesi del capoluiogo molisano, monsignor Giancarlo Bregantini (ex vescovo di Locri, dove fu bersaglio delle minacce mafiose). A prendere liniziativa sarebbero stati soprattutto gli appartenenti alla potente mafia calabrese, contrariati per la recente scomunica lanciata dal Pontefice davanti ai fedeli di Cassano allo Ionio. «Se siamo scomunicati, a messa non vale la pena andarci», avevano detto al cappellano, don Marco Colonna. «Che ha invitato in carcere il vescovo locale (quello di Termoli-Larino, Gianfranco De Luca, ndr) per parlare e spiegare il senso dellintervento del Papa», ha spiegato Bregantini.
«È una cosa sorprendente, che conferma quanto il Papa, parlando incida sulle coscienze».
«QUI nessuno è in rivolta. Oggi (ieri, ndr) alla messa erano in tanti, per fortuna: la verità è che in questi giorni tanti detenuti hanno manifestato dubbi e proteste dopo le parole del Papa», ha precisato don Colonna. «Io invece ha aggiunto ho spiegato loro che il Papa non vuole cacciare nessuno. Ha indicato solo la retta via, ha chiesto la loro redenzione, non la loro espulsione». Volare basso è la parola dordine della direttrice del carcere, Rosa Ginestra: «Ma quale rivolta, è falso. Oggi in carcere è un giorno tranquillo come gli altri».
SULLA stessa linea lispettore capo della Polizia penitenziaria, Nicola Di Michele: «A quanto mi risulta non cè nessuna ribellione, nessuna protesta. La messa era affollata. Il vescovo è venuto per celebrare una cresima e il parroco gli ha chiesto di cogliere loccasione. Da noi la messa si celebra solo la domenica. È un carcere modello, se i nostri detenuti decidono di prendere iniziative usano sempre scrivere una lettera alla direzione». Bregantini tira le somme sottolineando che «questo dimostra come non sia vero che dire certe cose è clericalismo: in realtà le parole del Papa, come quelle della Chiesa e di Gesù Cristo, hanno sempre una valenza etica».
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