Angelo Costa
Nimes (Francia)
IL FORTE

vento, la pioggia battente, l’asfalto viscido delle rotonde. Volendo, anche la grandine. Mentre ne parla, Vincenzo Nibali sembra elencare i veri rivali di questo Tour: non trovandone sulla strada, se li vede spedire dal Cielo. Avviandosi al meritato riposo prima dei Pirenei e del relativo inferno che lo spagnolo Valverde ha promesso di scatenare, il signore in giallo deve vedersela prima con le insidie del meteo, poi con un altro tipo di clima: quello che da giorni lo accompagna fuori dalla corsa.
Noti i ritornelli, ormai diventati tormentoni: a chi gli ripete che il Tour è già vinto, si è aggiunto chi puntualmente lo coinvolge sull’argomento doping. Nibali risponde con lo stesso sorriso che esibisce in cima al podio: «Sono domande che mi aspetto, figlie di ciò che il ciclismo ha passato in questi anni. Rispondo con la mia storia, la mia crescita costante nelle gare a tappe, le testimonianze di chi, da una carriera, lavora al mio fianco».
DURA la vita della maglia gialla: guardando Nibali non sembrerebbe. Tredici giorni in giallo non ne hanno cambiato atteggiamenti e stile: disponibilità e cortesia restano il suo marchio di fabbrica, applauditi persino dal grande capo del Tour, Proudhomme, che lo definisce ‘un leader solido’, spendendo il paragone con Gimondi, campione di cui ricorda anche la sobrietà e la concretezza. E che potrebbe eguagliare a fine settimana, sfilando sull’ultimo podio che tra i grandi giri ancora gli manca: quello di Parigi.
Avviando il suo personalissimo conto alla rovescia, Nibali tira il fiato ai piedi di Pirenei, dove oggi si rilasserà come d’abitudine parlando via skype con la famiglia in Svizzera. «E’ stata una giornata complicata, col vento che c’era non è stato facile nemmeno restare in sella. Ma il Tour è questo, non c’è mai una tappa tranquilla», ricorda il siculo di Toscana a chi gli vorrebbe sentir dire che di qui a domenica sarà una sgambata.
SE È SEMBRATA difficile a Nibali, figuriamoci come è stata per il neozelandese Bauer e il campione nazionale svizzero Elmiger: in fuga per duecento chilometri fra raffiche e scrosci, i due si vedono scippare la vittoria di tappa dalla rimonta del gruppo. Una decina di metri, forse meno, bastano ad Alexander Kristoff per firmare una beffa che nel ciclismo non è inedita, con inevitabile contorno di pianti e delusione: secondo centro per il norvegese, già a bersaglio a Saint Etienne, in una stagione subito impreziosita dal successo alla Sanremo. Inutile dire che, fra gli ultimi ad inchinarsi, c’è ancora Peter Sagan, stavolta terzo: allo slovacco restano un paio di chances per sfatare quello che sta diventando un tabù. Peggio va a Bennati, altro orfano di Contador in libera uscita: a fermarlo a due chilometri da uno sprint con qualche velleità è una foratura che il toscano commenta con un’imprecazione in mondovisione.
Ci sarà da imprecare anche da domani in poi: sui Pirenei tre frazioni che, fra lunghezza (237 chilometri la prima) e cime leggendarie (Hautacam e Tourmalet) di occasioni ne offrono. A Nibali per consolidare il trono («Ho un vantaggio che posso gestire, ma se avrò l’opportunità per aumentarlo non mi tirerò indietro»), ai suoi sfidanti per sperare di metterlo in croce. E al cielo, che promette grande caldo, per dire ancora la sua.