ROMA
PIÙ CRESCITA
e meno austerity. Federica Guidi apre i lavori della prima riunione del consiglio informale dei ministri europei dell’industria e ribadisce la posizione del governo italiano riprendendo i temi dello scontro con i rigoristi e la commissione europea. «Senza una svolta espansiva e l’abbandono delle politiche di austerità gli obiettivi che l’Ue si è fissata per il 2020 resteranno solo sogni nel cassetto», sottolinea il ministro per lo Sviluppo economico che, come Renzi, invoca un «cambio di passo». Altrimenti addio ai traguardi fissati per occupazione, sviluppo, energia, l’istruzione, integrazione sociale, riduzione della povertà.

IL RISCHIO

, insiste la Guidi, è che ci sia «una profonda contraddizione tra le politiche industriali che servirebbero all’Europa e il quadro di regole restrittive entro cui tutto ciò dovrebbe svolgersi: dobbiamo rafforzare l’architettura dei meccanismi decisionali che generano le politiche. È ora che l’Europa faccia da locomotiva a se stessa». In sostanza, è ora che agli Stati sia concesso il miglior uso delle flessibilità prevista dai trattati per rilanciare l’economia. Ma qui ci si addentra in un sentiero scivoloso, dopo la gelata sulla flessibilità di bilancio arrivata dal neo commissario agli affari economici Katainen. La dimensione della partita che si gioca tra Roma, Berlino e Bruxelles è enorme: si parla di una manovra correttiva da 20 miliardi (c’è chi ne calcola 25) per garantire il bonus da 80 euro anche nel prossimo anno (almeno 10 miliardi di costo), far fronte a un minore crescita (+0,2% invece di +0,8%), mantenere il deficit sotto il 3%, saldare i debiti dello Stato.
Il ministro dello Sviluppo però rassicura: «Confermo quanto detto dal ministro Padoan e dal premier Renzi, non ci sono aggiornamenti, non ci sarà alcuna manovra correttiva».
Certo, ieri l’Istat non ha portato buone notizie su fatturato e ordinativi industriali. I dati di maggio, riconosce la Guidi, «non fanno piacere, sono influenzati dal calo dell’export verso Usa e Cina a livello europeo. Ma sono troppo vicini per aver beneficiato delle misure prese dal governo». Per vederne gli effetti sull’economia «servono nervi saldi e pazienza». Ma c’è anche «l’esigenza di andare avanti con le riforme strutturali».
Con i suoi colleghi europei la Guidi ha invece concordato sulla necessità di approntare entro fine anno l’Industrial Compact, la strategia di rilancio per l’industria europea che fissa come obiettivo il raggiungimento del 20% del Pil dal manifatturiero entro il 2020.
ol.po.