Ettore Maria Colombo
ROMA
IL PRESIDENTE del Senato, Pietro Grasso, dichiara ammissibili, in merito alla discussione in corso sul ddl Boschi, gli emendamenti che concernono le competenze delle Camere (la libertà religiosa, etc.) e le minoranze linguistiche.
In tutto, fanno la bellezza di 920 richieste di voto segreto su un totale di 7831 emendamenti. E anche se, come pure accadrà, molte di tali 920 richieste verranno rese inammissibili, il problema resta. Subito colto da un corrucciato capogruppo democrat Luigi Zanda: «Abbiamo passato due ore a discutere e votare due emendamenti allarticolo 1, il che la dice lunga su quanto ci aspetta». Zanda lo dice con un giro di parole, ma la sostanza è unaltra. E sta tutta contro, o a favore se si guarda dal lato delle opposizioni: M5S, che pure si è sempre espressa per il voto palese, ma qui ama quello segreto, Lega, Sel, Gal la scelta di Grasso.
«LIRRITAZIONE» del premier, del Pd e, da quanto trapela dal Colle, pure di Giorgio Napolitano nei confronti del presidente del Senato è infatti una di quelle irritazioni che rischiano di degenerare. Certo è che il capo dello Stato ha chiamato convocato Grasso, e lha fatto dopo aver ricevuto Nichi Vendola (il quale fa trapelare un mezzo ammorbidimento dellopposizione di Sel). Ma proprio la nota diramata dal Colle, che fa seguito alle parole di incitamento alle riforme pronunciate solo il giorno prima, non lascia adito a dubbi, parlando di «grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dellistituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale». Tradotto: la lavata di capo a Grasso devessere stata memorabile. Dentro il Pd, poi, ma ovviamente fuori taccuino, contram Grasso si scatena una piccola Vandea che ribolle di rabbia e odi antichi.
Cè chi ricorda lintervista in cui lex magistrato attaccò le riforme del governo (fine marzo) a chi lo bolla come «un ignorante che non conosce neppure la consecutio temporum». Mentre gli stessi relatori del ddl, Finocchiaro e Calderoli, sono già al lavoro per smussare alcuni dei temi più controversi (numero delle firme per il referendum confermativo, competenze del futuro Senato, platea elettorale per il nuovo Capo dello Stato) e i democrat si dannano lanima per capire se, con i tempi imposti dal nuovo calendario dAula, si potrà votare il ddl entro agosto, anche se vorrebbe dire 40 giorni di lavoro filati e cento sedute.
QUALI saranno le strategie messe in campo dal governo Renzi? Una è quella che il premier dice in chiaro di mattina: «Potranno farci qualche scherzetto sul voto segreto al Senato, ma andremo alla Camera e cambieremo» il testo. Laltra, di riserva, non è temono e gemono i senatori «Renzi ci porterà al voto», ma un più semplice «approvare il ddl Boschi ad agosto, poi si vede alla Camera e nel frattempo si regolano i conti». Pure con Grasso.
ROMA
IL PRESIDENTE del Senato, Pietro Grasso, dichiara ammissibili, in merito alla discussione in corso sul ddl Boschi, gli emendamenti che concernono le competenze delle Camere (la libertà religiosa, etc.) e le minoranze linguistiche.
In tutto, fanno la bellezza di 920 richieste di voto segreto su un totale di 7831 emendamenti. E anche se, come pure accadrà, molte di tali 920 richieste verranno rese inammissibili, il problema resta. Subito colto da un corrucciato capogruppo democrat Luigi Zanda: «Abbiamo passato due ore a discutere e votare due emendamenti allarticolo 1, il che la dice lunga su quanto ci aspetta». Zanda lo dice con un giro di parole, ma la sostanza è unaltra. E sta tutta contro, o a favore se si guarda dal lato delle opposizioni: M5S, che pure si è sempre espressa per il voto palese, ma qui ama quello segreto, Lega, Sel, Gal la scelta di Grasso.
«LIRRITAZIONE» del premier, del Pd e, da quanto trapela dal Colle, pure di Giorgio Napolitano nei confronti del presidente del Senato è infatti una di quelle irritazioni che rischiano di degenerare. Certo è che il capo dello Stato ha chiamato convocato Grasso, e lha fatto dopo aver ricevuto Nichi Vendola (il quale fa trapelare un mezzo ammorbidimento dellopposizione di Sel). Ma proprio la nota diramata dal Colle, che fa seguito alle parole di incitamento alle riforme pronunciate solo il giorno prima, non lascia adito a dubbi, parlando di «grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dellistituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale». Tradotto: la lavata di capo a Grasso devessere stata memorabile. Dentro il Pd, poi, ma ovviamente fuori taccuino, contram Grasso si scatena una piccola Vandea che ribolle di rabbia e odi antichi.
Cè chi ricorda lintervista in cui lex magistrato attaccò le riforme del governo (fine marzo) a chi lo bolla come «un ignorante che non conosce neppure la consecutio temporum». Mentre gli stessi relatori del ddl, Finocchiaro e Calderoli, sono già al lavoro per smussare alcuni dei temi più controversi (numero delle firme per il referendum confermativo, competenze del futuro Senato, platea elettorale per il nuovo Capo dello Stato) e i democrat si dannano lanima per capire se, con i tempi imposti dal nuovo calendario dAula, si potrà votare il ddl entro agosto, anche se vorrebbe dire 40 giorni di lavoro filati e cento sedute.
QUALI saranno le strategie messe in campo dal governo Renzi? Una è quella che il premier dice in chiaro di mattina: «Potranno farci qualche scherzetto sul voto segreto al Senato, ma andremo alla Camera e cambieremo» il testo. Laltra, di riserva, non è temono e gemono i senatori «Renzi ci porterà al voto», ma un più semplice «approvare il ddl Boschi ad agosto, poi si vede alla Camera e nel frattempo si regolano i conti». Pure con Grasso.
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