ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto)
GIÀ DAL PRIMO
pomeriggio, quando ormai l’enorme relitto galleggiante aveva preso il largo, il vuoto lasciato davanti Punta Gabbianara è stato protagonista indiscusso: il Giglio senza la Concordia. L’impresa titanica era quasi già storia. E i residenti si sono trovati a mirare quel vuoto un po’ storditi. In molti ha prevalso il sollievo per la fine di un incubo, in altrettanti la consapevolezza che si dovesse iniziare a scrivere un’altra pagina della storia dell’isola. Con qualche pesante incognita.

IL SINDACO

Sergio Ortelli, prima di una lunga serie di ringraziamenti, si è auspicato «l’inizio del ritorno alla normalità. È una giornata storica — ha sottolineato — ma abbiamo ancora un pezzo di strada da percorrere». Ortelli ha dovuto anche replicare seccamente a quel comandante che gli ha lasciato la nave davanti all’isola, il quale ha accusato i gigliesi di speculare sulla tragedia: «Hanno affittato terrazzi a 900 euro, per far assistere alla partenza», ha detto Schettino. «Ma come si può affermare questo, se proprio i gigliesi — ha ricordato Ortelli — si sono sostituti a chi aveva il dovere di salvari. Schettino abbia un po’ di pudore». Schermaglie. «Ora cercheremo qualcosa per riempire quel vuoto» ha commentato a mo’ di battuta Silvano, che gestisce un bar a Giglio Porto. Poi l’ironia ha lasciato spazio all’emozione: «Inutile nascondere l’emozione che c’è stata nel vederla andare via».
Gran parte del circo mediatico e qualche addetto ai lavori hanno lasciato il Giglio subito dopo il saluto al relitto. L’isola in una giornata dai due volti: la mattina, assediata da forze dell’ordine, istituzioni, giornalisti e curiosi, oltre il folto gruppo di addetti ai lavori. Tutto fermo per la Concordia. Qualche sirena ha suonato, ma senza un’orchestra e un lupo di mare a bordo di una mini barca a vela ha sfidato la ‘zona rossa’ per «ringraziare di cuore tutte le ditte»: lo hanno lasciato arrivare fin quasi ai due rimorchiatori, in fondo era il grazie di tutti i gigliesi.

I DUE MOLI


aggrediti in ogni spazio, come platee davanti al palcoscenico in mare, dove la Concordia stava roteando su se stessa, per poi prendere il largo. Lo ha fatto prima del previsto, alle 11. Depistando.
Nick Sloane e i suoi uomini non hanno lasciato spazio alla kermesse, appena pronti se ne sono andati. Non senza la benedizione di don Lorenzo, il parroco di Giglio Porto. «È una liberazione a un ingombro — si è limitato a commentare — Con tutto il rispetto per le vittime e i loro familiari, ma lì c’era una cosa che non doveva esserci».

IL POMERIGGIO


con più spazio, appunto: l’isola vistosamente più sola. C’è chi ha preferito assistere alla partenza dal ritiro della propria abitazione. Probabilmente avrebbe voluto essere più vicino a una nave della compagnia di navigazione che ha servito per molti anni, ma ha preferito stare in disparte. Il commodoro dei comandanti di Costa, Mario Terenzio Palombo, tornato solo alcuni giorni fa al Giglio, dopo 32 mesi di esilio volontario, ha seguito le manovre dalle retrovie. «È una liberazione — ha commentato — Così possiamo tornare a goderci la nostra isola». Qualche festeggiamento di un gruppetto di dipendenti del Consorzio di imprese. Sono orgogliosi di avere contribuito a scrivere questa pagina. Comprensibile. Qualche bambino, invece, ha voluto lasciare un pensiero vicino alla lapide che ricorda le 32 vittime del naufragio: «Per tutti voi», vergato in verde su un foglio bianco. E, infine la soddisfazione di Gregorio De Falco. «Era ora che andasse via — ha commentato — l’isola ora può tornare a essere il paradiso di sempre».