Roberto Damiani
LA PROCURA di Macerata ha sequestrato il terzo presunto manoscritto de LInfinito di Giacomo Leopardi. Lo considera un falso. Il proprietario Luciano Innocenzi, di Cingoli (Macerata), studioso, poeta, e per 50 anni docente di letteratura e Luca Pernici, 35 anni, direttore della locale biblioteca, studioso del libro antico e ricercatore, sono indagati per tentata frode avendolo messo in vendita. Un secondo fascicolo è stato aperto su chi ha certificato lautenticità, noti studiosi leopardiani come la professoressa Melosi e il professor Andria.
Luciano Innocenzi ha 71 anni e una domanda da fare: «Voglio sapere qual è lo storico o lo studioso che può affermare che la mia copia de LInfinito di Leopardi sia falsa...».
Lei è convinto di avere in mano il terzo originale?
«Sì, ma fino a due mesi fa non lo sapevo. E le dico di più: a scrivere quella copia è stato lo stesso Giacomo Leopardi».
La procura di Macerata dice che lei ha brigato per vendere in fretta uno scritto falso.
«Lho comprato 20 anni fa per 8 milioni di lire dalla famiglia Servanzi-Collio, cugina del Monaldo Leopardi. Se avessi voluto sfruttarlo lo avrei tenuto in un cassetto per tanto tempo, senza dargli importanza?»
Perché lo ha fatto ora?
«Luca Pernici, il direttore della biblioteca di Cingoli, cercava materiale per un convegno archeologico. Ha visto quel foglio e lha considerato meritevole di un approfondimento. Con il mio totale scetticismo».
Poi cosa è successo?
«Ha contattato la professoressa Laura Melosi dellUniversità di Macerata, che ha interpellato il docente Marcello Andria di Napoli, uno dei massimi esperti di grafia leopardiana».
E qual è stata lopinione degli studiosi?
«Che è da scartare lipotesi di un calco, di una specie di fotocopia del tempo. Lestensione dei versi, il corpo stesso delle lettere sono di dimensioni non di poco inferiori al confronto con la stesura conservata a Napoli».
Il professor Andria, in effetti, scrive questo nella sua perizia: «La valutazione generale inequivocabilmente propende per lautenticità del documento, le cui caratteristiche grafiche definiscono un profilo di simmetrie univoco e coerente con lautografo napoletano... Si può dire che la stesura sembra databile tra il 1821 e il 1822».
È possibile, professor Innocenzi, rischiare il carcere per Leopardi?
«In questa Italia dove tutto è reato nessuno fa caso allumiliazione delle persone».
Dove ha sbagliato?
«Nel voler vendere quella lettera».
Ma perché ha coinvolto nella proprietà anche Pernici?
«Perché sono talmente avido di denaro che metà lo regalavo a questo giovane studioso, che aveva trovato la lettera, organizzandoci pure un convegno».
Lasta da 150mila euro chi lha bloccata?
«Noi, il giorno prima. Ci avevano chiesto di approfondire. E abbiamo risposto sì. Ma se avrò ragione, a chi chiederò indietro il mio, anzi il nostro onore?
LA PROCURA di Macerata ha sequestrato il terzo presunto manoscritto de LInfinito di Giacomo Leopardi. Lo considera un falso. Il proprietario Luciano Innocenzi, di Cingoli (Macerata), studioso, poeta, e per 50 anni docente di letteratura e Luca Pernici, 35 anni, direttore della locale biblioteca, studioso del libro antico e ricercatore, sono indagati per tentata frode avendolo messo in vendita. Un secondo fascicolo è stato aperto su chi ha certificato lautenticità, noti studiosi leopardiani come la professoressa Melosi e il professor Andria.
Luciano Innocenzi ha 71 anni e una domanda da fare: «Voglio sapere qual è lo storico o lo studioso che può affermare che la mia copia de LInfinito di Leopardi sia falsa...».
Lei è convinto di avere in mano il terzo originale?
«Sì, ma fino a due mesi fa non lo sapevo. E le dico di più: a scrivere quella copia è stato lo stesso Giacomo Leopardi».
La procura di Macerata dice che lei ha brigato per vendere in fretta uno scritto falso.
«Lho comprato 20 anni fa per 8 milioni di lire dalla famiglia Servanzi-Collio, cugina del Monaldo Leopardi. Se avessi voluto sfruttarlo lo avrei tenuto in un cassetto per tanto tempo, senza dargli importanza?»
Perché lo ha fatto ora?
«Luca Pernici, il direttore della biblioteca di Cingoli, cercava materiale per un convegno archeologico. Ha visto quel foglio e lha considerato meritevole di un approfondimento. Con il mio totale scetticismo».
Poi cosa è successo?
«Ha contattato la professoressa Laura Melosi dellUniversità di Macerata, che ha interpellato il docente Marcello Andria di Napoli, uno dei massimi esperti di grafia leopardiana».
E qual è stata lopinione degli studiosi?
«Che è da scartare lipotesi di un calco, di una specie di fotocopia del tempo. Lestensione dei versi, il corpo stesso delle lettere sono di dimensioni non di poco inferiori al confronto con la stesura conservata a Napoli».
Il professor Andria, in effetti, scrive questo nella sua perizia: «La valutazione generale inequivocabilmente propende per lautenticità del documento, le cui caratteristiche grafiche definiscono un profilo di simmetrie univoco e coerente con lautografo napoletano... Si può dire che la stesura sembra databile tra il 1821 e il 1822».
È possibile, professor Innocenzi, rischiare il carcere per Leopardi?
«In questa Italia dove tutto è reato nessuno fa caso allumiliazione delle persone».
Dove ha sbagliato?
«Nel voler vendere quella lettera».
Ma perché ha coinvolto nella proprietà anche Pernici?
«Perché sono talmente avido di denaro che metà lo regalavo a questo giovane studioso, che aveva trovato la lettera, organizzandoci pure un convegno».
Lasta da 150mila euro chi lha bloccata?
«Noi, il giorno prima. Ci avevano chiesto di approfondire. E abbiamo risposto sì. Ma se avrò ragione, a chi chiederò indietro il mio, anzi il nostro onore?
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