Matteo Alfieri
ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto)
QUANDO

arriverà a Genova non ci saranno fiori ad attenderla. Né tantomeno champagne o modelle mozzafiato come al momento del varo. La Costa Concordia si avvicina al bacino di carenaggio di Genova-Voltri «senza problemi». La nave che fu di Schettino è ‘accompagnata’ in questo corteo funebre da 140 professionisti che ieri sera hanno superato l’ultimo ostacolo, quel mare aperto dopo la Corsica, diventato nello stesso tempo una specie di corridoio di lancio verso l’ultimo riposo per quel gigante di ferro arrugginito. Intorno alle 5 di domani, salvo imprevisti, toccherà a Giovanni Lettich, il capo dei piloti del porto di Genova, prendere in consegna la nave, sganciarla dai due rimorchiatori che l’hanno trascinata per 190 miglia e iniziare le manovre. Che dureranno circa otto ore.
Ironia della sorte, colui che ormeggerà definitivamente l’ex ammiraglia di Costa Crociere è quello che nel 2005 l’accompagnò fuori dal porto dopo il varo. Destini. Come quello dei quattro piloti che saliranno a bordo per prendere il testimone da Nick Sloane, il deus ex machina di tutta l’operazione. Il loro compito sarà quello di guidare quella carcassa all’imboccatura della diga foranea. «Il punto più difficile» hanno detto.

TUTTO


È stato studiato nei minimi termini: a scendere nello specchio d’acqua di fronte al terminale Vte, dove verrà ormeggiato il relitto per la prima fase del suo smantellamento, saranno i ‘magnifici otto’, otto rimorchiatori, fra i quali il più potente è Messico, 83 tonnellate 7.180 cavalli di potenza. Sarà lui a essere piazzato a prua assieme a un altro rimorchiatore di potenza inferiore con stazza di 70-72 tonnellate. Altri due di 70 tonnellate saranno piazzati a poppa e saranno loro che traineranno Concordia verso il suo ormeggio all’interno della diga foranea.
A bordo del relitto, anche ieri, si respirava l’aria dell’impresa: mare calmo, nessuno sversamento di idrocarburi, le polemiche con i francesi ormai alle spalle. Come quella schiuma sottile e impercettibile che la Concordia rilascia durante il suo lentissimo viaggio verso la Liguria. Già, Genova. Che intanto si prepara. Si prepara ad accogliere il primo ministro Matteo Renzi che domani pomeriggio sarà in prima fila sulla banchina quando la Concordia avrà concluso le manovre di attracco. Si prepara anche ad affittare finestre e balconi (a cifre da capogiro, sembra) che si affacciano sul molo. Quel molo che, nei prossimi due anni, brulicherà di oltre mille operai impegnati a fare a pezzi la Costa Concordia. I primi cinque mesi saranno necessari per smantellare e sbarcare dai 17 ponti e dalle 1500 cabine del gigante del mare tutti gli oggetti, arredi, servizi, impianti che hanno fatto vivere una ‘città’ di cinquemila abitanti.
All’Isola del Giglio, intanto, la vita prova a ripartire. Anche se l’immagine di quel relitto per 900 giorni di fronte al porto è come un tarlo che difficilmente sarà estirpato. Per tutta la giornata di ieri, mentre le torri di ritenuta alla Gabbianara venivano smontate, cinque squadre di sommozzatori dei vigili del fuoco e della guardia costiera hanno ispezionato per otto ore la porzione di fondale dove prima era adagiato il relitto.

MA DEL CORPO



di Russel Rebello, l’ultimo disperso delle 32 vittime del naufragio, neppure l’ombra. Non resta quindi che attendere l’ispezione del relitto quando verrà portato in galleggiamento. A ispezionare i fondali anche i carabinieri del Noe per valutare un’eventuale alterazione dello stato dei luoghi dopo le operazioni di rimozione. Buoni, invece, i risultati ecotossicologici effettuati da Ispra e da Arpat Toscana, su campioni di acqua prelevati una settimana prima e durante il refloating. Chi prova a mettersi alle spalle definitivamente il relitto è Enrico Rossi, governatore della Toscana, ieri al Giglio per incontrare la popolazione: «C’è da rilanciare l’immagine dell’isola che non è Giglio-Concordia, ma Giglio isola con i suoi limiti, le sue prerogative economiche e i suoi problemi. Io sono qui a capire cosa si può fare».