Giambattista Anastasio

Marianna Vazzana
MILANO
UNA CITTÀ



in ostaggio delle acque e del maltempo, Milano. Ieri mattina, a distanza di 15 giorni dall’esondazione che ha messo in ginocchio per più di 12 ore i quartieri della periferia nord della metropoli, il fiume Seveso è di nuovo tracimato. Non bastasse, sempre a causa della pioggia, tra il pavè e l’asfalto di corso di Porta Romana, nel centro città, si è aperta una voragine di sei metri per tre: 30 le famiglie evacuate. Un sabato da dimenticare. Un’estate da dimenticare.

MEGLIO

andare con ordine. Il fiume, innanzitutto. L’esondazione si è verificata intorno alle 7.30 del mattino, preceduta da una notturna, e col passare dei minuti sulle strade del quartiere Niguarda, quello più vicino al Seveso, si sono contati fino a 20 centimetri d’acqua. Nulla in confronto alla piena dell’8 luglio, quando la zona settentrionale di Milano fu letteralmente allagata e ci vollero oltre 12 ore di interventi per riportare i quartieri alla normalità. Allora ci fu chi ricorse al canotto. La stima dei danni si era appena conclusa: 47 milioni di euro, abbastanza perché il Comune chiedesse alla Regione lo stato di calamità e la stessa provvedesse a inoltrare la richiesta al Governo. Si è ancora in attesa. Nel frattempo il bis. Ventiquattro i mezzi mobilitati dall’Amsa per domare le acque, 60 gli operatori: l’emergenza è rientrata solo a metà mattinata, intorno alle 12.15, quando le acque sono scese un metro sotto il livello delle strade. Ma c’è poco da star tranquilli: in previsione delle piogge che potrebbero cadere su Milano nelle prossime ore, la Regione tiene alta l’allerta «su tutto il territorio lombardo». E con l’emergenza tornano le accuse di immobilismo del centrodestra alla Giunta.

IL PROBLEMA

Seveso ha però origine antiche: per potenziare il canale scolmatore e realizzare le 6 vasche di laminazione che consentirebbero di contenere ed evitare le piene servono circa 100 milioni di euro. Dopo l’esondazione dell’8 luglio sono stati stanziati 30 milioni di euro, 20 dal Comune e 10 dalla Regione per realizzarne almeno una, quella a Senago, la più capiente. Il bando, però, sarà lanciato a ottobre e per i lavori occorreranno dai due ai tre anni. Riparte da qui il sindaco Giuliano Pisapia: «In 15 anni di governo e identità politica, Comune e Regione non avevano fatto nulla. In tre anni, invece, l’attuale amministrazione ha individuato ipotesi progettuali, concordato con la Regione, il cui presidente è Commissario per il rischio idrogeologico, il progetto definitivo e stanziato le relative risorse in modo da realizzare la prima vasca prevista dal progetto e, dopo decenni di inerzia, dare una soluzione definitiva al problema del Seveso il prima possibile. Ci siamo mossi anche impegnando il Governo a dare un contributo concreto in questa direzione».

NELLE STESSE ORE

dell’esondazione, vigili del fuoco, protezione civile e polizia locale erano però impegnati a fronteggiare un’altra, incredibile, emergenza. Stavolta dall’altro capo della città, in centro: una paratia di legno installata a 12 metri di profondità come riparo per i box sotterranei del condominio al civico 124 di corso di Porta Romana, ha completamente ceduto. La terra si è quindi riversata sulle tubature, rompendole. E la rottura dei tubi ha infine provocato l’apertura di una voragine di sei metri per tre tra l’asfalto e il pavè del corso.

TRENTA FAMIGLIE

sono state evacuate, riuscendo a tornare nelle proprie abitazioni solo in tarda serata. Nel corso della giornata è stata interrotta la fornitura di acqua, luce e gas. Prima a tutto il quartiere e poi solo ai due palazzi sotto i quali si è aperta la voragine. Il traffico è stato deviato. Scene da cinema. Gli uomini del Nuir hanno infine provveduto a colmare la voragine. Il Comune ha garantito di provvedere immediatamente alla messa a norma dei box, di cui aveva già vietato l’uso rivalendosi poi sull’impresa costruttrice anche attraverso un’azione legale. Già, un sabato da dimenticare.