Maristella Carbonin
CHI TROVA
un amico trova un tesoro. Vero. E se trovi il tesoro, insieme all’amico? È capitato a due giovani canoisti di Villafranca d’Asti, Marco Magrini e Andrea Nosenzo, entrambi diciottenni. Nessun cappello da Indiana Jones. L’ultima avventura... la maturità da poco superata. Proprio come regalo dopo la sudata sui libri i due amici hanno programmato una gita in canoa, da Asti a Venezia sul corso del Triversa, del Tanaro e del Po. Cose che non si improvvisano. Saliti sulla canoa, al secondo giorno di allenamento lungo il torrente vicino a casa, il Triversa, i ragazzi hanno notato uno strano luccichio là in fondo al fiumiciattolo, giusto sotto un ponte della strada che collega Tigliole d’Asti e Baldicheri.

SI SONO AVVICINATI

, hanno allungato la mano e afferrato l’avventura. «Dopo aver tirato su la canoa dal ponte e cercando in vari punti del torrente delle rive agibili per risalire mi imbatto in un luccichio proveniente dalle acque del Triversa — racconta Marco sulla pagina Facebook — provo a prendere quel pezzo di metallo e mi accorgo che è argento. Chiamo Andrea e incominciamo a scavare...». I due amici trovano un sacco, scrigno bagnato di decine di oggetti in argento. Bicchieri, tazze, piatti, vassoi e molti altri pezzi. In tutto sei chili di argento. Andrea e Marco, messa da parte la sorpresa, hanno consegnato il sacco ai carabinieri.
Ma a chi appartiene il tesoro del fiume? Potrebbe essere la refurtiva di un ladro, certo. Ma la risposta pare piuttosto avere le radici in una pagina grigia della bella vallata dell’Astigiano. Per gli abitanti della zona quello è il ‘tesoro del diavolo’. Un nome che sa di buio e mistero, anche se la storia, in realtà, è solo triste e banale.

BISOGNA


tornare indietro di oltre vent’anni, al 1988: nell’Astigiano scoppiò il caso di una setta religiosa facente capo a una ‘santona’. Ci fu un’inchiesta che poi sfociò nell’arresto della donna per truffa, lesioni ed estorsione. Ma cosa c’entra il tesoro? La donna — brava evidentemente ad ammaliare i caratteri deboli — aveva fondato la ‘Comunità dell’eterno’, il cui principale luogo di culto si trovava ad Asti, in una casa lungo il Borbore in località Santo Spirito, e che si era presto diffusa anche a Villafranca e Villanova. Le persone decise ad entrare in questa setta erano costrette a liberarsi dai beni materiali più preziosi: oro, argento, addirittura televisioni e frigoriferi. Per la furba santona erano tutti beni ‘prodotto del diavolo’.

E COSÌ

furono tanti, all’epoca, a sbarazzarsi degli oggetti di valore gettandoli nell’acque del Triversa o di altri torrenti della zona. I sei chili di argento ritrovati dai ragazzi potrebbero proprio essere legati a questa storia. I magistrati avevano infatti accertato che, all’epoca, furono decine le persone convinte a disfarsi dei ‘tesori del diavolo’. L’inchiesta racconta, ad esempio, che una signora torinese e la figlia universitaria gettarono nel Triversa oro e preziosi per un valore di circa 200 milioni di lire. Quando si resero conto della realtà si rivolsero ai carabinieri.

E COSÌ

, questo torrente nel quale in quegli anni si specchiò la fragilità umana, ora è tornato alla ribalta della cronaca. Come il tesoro del diavolo: Andrea e Marco se tra un anno nessuno lo reclamerà, ne diventeranno i proprietari. Per ora i due amici si godono l’inaspettato regalo di un pomeriggio d’estate. «Un’esperienza credo irripetibile nella vita — scrive Marco Magrini su Facebook — e che noi abbiamo vissuto solo per la nostra curiosità».