Silvia Mastrantonio
ROMA
UN DOPPIO

binario. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, viaggerà in parallelo sulla fecondazione eterologa. Da una parte il decreto legge «scarno» — come l’ha definito la ministra — «per garantire a tutti gli italiani lo stesso diritto di accedere all’eterologa in qualunque regione vivano», dall’altra il confronto parlamentare per approfondire tematiche etiche come quella sulla conoscenza delle origini del nato.
L’impostazione è in fieri ma le linee di base sono tracciate anche perché c’è una certa fretta e la Lorenzin ha anticipato che il provvedimento sarà portato in Consiglio dei ministri «prima della pausa estiva», anche in virtù dell’«accelerazione che c’è stata, con alcuni centri che hanno iniziato e la regione Toscana che ha fatto le linee guida». Il decreto affronterà «profili solo giuridici» non «questioni etiche». Nel frattempo si partirà e la fecondazione eterologa sarà inserita nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) che sono in fase di aggiornamento. Sarà quindi necessario — ha spiegato Lorenzin in audizione alla Camera — destinare «una quota del fondo sanitario nazionale per permettere che avvenga nei centri pubblici. Obiettivo: mettere tutti nelle condizioni di partire».
Alcuni paletti sono già chiari e vengono anche dal Tavolo tecnico degli esperti. È stata fissata un’età minima e massima per i donatori: 18/40 per gli uomini e 20/35 per le donne. «Una differenziazione dovuta all’aumentare dei fattori di rischio genetico con l’avanzare dell’età e, nelle donne, una significativa diminuzione della fertilità», ha spiegato Lorenzin insistendo sul «differente sviluppo dell’apparato sessuale».

«IL NUMERO



massimo di nati da uno stesso donatore sarà di 10 a livello nazionale ma sono previste deroghe nel caso una famiglia con figli già nati con l’eterologa chieda un altro figlio con lo stesso donatore». La ratio di «un limite massimo — ha spiegato il ministro — è quella di evitare che ci sia un numero eccessivo di figli dallo stesso donatore, riducendo al minimo possibili unioni inconsapevoli fra nati da eterologa». Raggiunto il limite, il donatore viene bloccato e si può ipotizzare di distruggere i gameti ancora disponibili. Per fare questo, ha sottolineato Lorenzin «è necessario collegare le raccolte di gameti da ogni singolo donatore, la loro distribuzione alle coppie riceventi e i nati da quel donatore». Possibile anche la «doppia eterologa», in presenza di entrambi i componenti della coppia sterili che richiedano gameti da donatore.
«Volontaria e gratuita»: così dovrà essere la donazione dei gameti anche se saranno previsti rimborsi per permessi lavorativi e costi vivi come già accade per i donatori di midollo osseo.
Altro discorso per temi delicati come la tracciabilità donatore-nato e l’accesso ai dati anagrafici del donatore da parte del figlio che può voler esercitare il diritto a conoscere le proprie origini.

TUTTO



questo dovrà «essere oggetto di un’ampia discussione parlamentare». «È una questione — ha sottolineato — che non può essere lasciata solo alla decisione del ministro». Di qui il doppio binario.
Ci sono in ballo fattori diversi. Primi fra tutti quelli relativi a problemi di salute del nato. In questo caso «sarà possibile l’accesso ai dati clinici del donatore o al donatore stesso su richiesta di strutture del Ssn». Particolare che dovrebbe mettere al riparo da abusi di richieste o discriminazioni.