ROMA
LO SCONTRO tra Pd e Sel sulla riforma del Senato rischia di essere una valanga sulle alleanze negli enti locali e la frase pronunciata ieri mattina da Nichi Vendola («È una rottura che porterà conseguenze») è lo specchio fedele del clima che si respira tra i due (ex?) alleati. Minaccia, avvertimento o solo spauracchio agitato ad arte, le cose sul territorio potrebbero insomma farsi complicate.
Le parole del sottosegretario Luca Lotti sono subito rimbalzate in Emilia-Romagna e in Calabria, vicine al voto regionale, che invece in altre sette regioni si terrà comunque in primavera prossima, e per il quale le alleanze si inizieranno a tessere già dopo lestate. Ma per valutare la portata del fenomeno basta guardare la mappa delle amministrazioni locali.
«NEL 90% dei comuni alle ultime amministrative di maggio spiega Stefano Bonaccini, responsabile enti locali del Pd siamo stati in coalizione assieme, così come in tutte e tre le ultime regioni al voto, tutte strappate al centrodestra: Sardegna a febbraio, Piemonte e Abruzzo a maggio. A novembre si voterà in Emilia Romagna e Calabria, la Puglia è il prossimo anno con altre sei regioni». Ci sarà tempo, forse, per ricompattare la frattura di questi giorni anche perché alcune roccaforti riconquistate o confermate dal centrosinistra, con una selezione alle primarie che ha lasciato indietro i candidati forti dei democratici, come Milano, Cagliari e Genova sono guidate da esponenti di Sel come Giuliano Pisapia, Massimo Zedda e Marco Doria.
Ma la situazione è in forte fibrillazione, il rischio che tutto salti cè e ogni scenario è possibile. Nichi Vendola tiene il punto, assicura che «la rottura che il Partito democratico in maniera unilaterale ha praticato porterà delle conseguenze» e rilancia: «Vogliamo sapere esattamente se il Pd ha scelto una alleanza strategica e di lungo periodo con la destra, perché naturalmente questo cambierebbe tutto. Noi la subiremmo ma ne trarremmo anche le conseguenze».
Dario Stefàno, senatore di Sel e candidato in pectore alla presidenza della regione Puglia, getta acqua sulle provocazioni ribadendo di essere in corsa «alle primarie in Puglia con lobiettivo di tenere unito il centrosinistra e di farlo continuare a vincere».
VOCI di scontri arrivano anche dalla Calabria, mentre non è sicura neppure la tenuta della maggioranza Pd/Sel di Nicola Zingaretti nel Lazio. Ma è in una delle regioni rosse, lEmilia-Romagna, che Sel definisce «non scontata lalleanza con il Pd»: pochi giorni fa lassemblea regionale del partito ha votato allunanimità un documento nel quale esprime pesanti perplessità sulle primarie e lancia per le regionali lidea di un rassemblement elettorale ispirato alla lista Tsipras.
Veronica Passeri
LO SCONTRO tra Pd e Sel sulla riforma del Senato rischia di essere una valanga sulle alleanze negli enti locali e la frase pronunciata ieri mattina da Nichi Vendola («È una rottura che porterà conseguenze») è lo specchio fedele del clima che si respira tra i due (ex?) alleati. Minaccia, avvertimento o solo spauracchio agitato ad arte, le cose sul territorio potrebbero insomma farsi complicate.
Le parole del sottosegretario Luca Lotti sono subito rimbalzate in Emilia-Romagna e in Calabria, vicine al voto regionale, che invece in altre sette regioni si terrà comunque in primavera prossima, e per il quale le alleanze si inizieranno a tessere già dopo lestate. Ma per valutare la portata del fenomeno basta guardare la mappa delle amministrazioni locali.
«NEL 90% dei comuni alle ultime amministrative di maggio spiega Stefano Bonaccini, responsabile enti locali del Pd siamo stati in coalizione assieme, così come in tutte e tre le ultime regioni al voto, tutte strappate al centrodestra: Sardegna a febbraio, Piemonte e Abruzzo a maggio. A novembre si voterà in Emilia Romagna e Calabria, la Puglia è il prossimo anno con altre sei regioni». Ci sarà tempo, forse, per ricompattare la frattura di questi giorni anche perché alcune roccaforti riconquistate o confermate dal centrosinistra, con una selezione alle primarie che ha lasciato indietro i candidati forti dei democratici, come Milano, Cagliari e Genova sono guidate da esponenti di Sel come Giuliano Pisapia, Massimo Zedda e Marco Doria.
Ma la situazione è in forte fibrillazione, il rischio che tutto salti cè e ogni scenario è possibile. Nichi Vendola tiene il punto, assicura che «la rottura che il Partito democratico in maniera unilaterale ha praticato porterà delle conseguenze» e rilancia: «Vogliamo sapere esattamente se il Pd ha scelto una alleanza strategica e di lungo periodo con la destra, perché naturalmente questo cambierebbe tutto. Noi la subiremmo ma ne trarremmo anche le conseguenze».
Dario Stefàno, senatore di Sel e candidato in pectore alla presidenza della regione Puglia, getta acqua sulle provocazioni ribadendo di essere in corsa «alle primarie in Puglia con lobiettivo di tenere unito il centrosinistra e di farlo continuare a vincere».
VOCI di scontri arrivano anche dalla Calabria, mentre non è sicura neppure la tenuta della maggioranza Pd/Sel di Nicola Zingaretti nel Lazio. Ma è in una delle regioni rosse, lEmilia-Romagna, che Sel definisce «non scontata lalleanza con il Pd»: pochi giorni fa lassemblea regionale del partito ha votato allunanimità un documento nel quale esprime pesanti perplessità sulle primarie e lancia per le regionali lidea di un rassemblement elettorale ispirato alla lista Tsipras.
Veronica Passeri
© Riproduzione riservata