Nuccio Natoli
ROMA
MISTER SPENDING

review, al secolo Carlo Cottarelli, lascia, o non lascia? Il premier Renzi, in maniera molto brusca, ha fatto capire che non rifiuterà le eventuali dimissioni, anche se la forma sarà magari salva con i ringraziamenti di rito per «la preziosa opera svolta». Il tutto mentre all’orizzonte si profila una non facile finanziaria con una manovra stimata da molti (anche se smentita ufficialmente) in 20-25 miliardi di euro (lo stesso ministro Padoan ha ammesso che «la crescita in Italia e in Europa è stata sotto le attese, per questo serve uno sforzo accresciuto per consolidare i conti pubblici»).

IERI, SUL CASO

Cottarelli, prima c’è stata una corsa a disinnescare la bomba delle dimissioni in arrivo, poi qualcosa è cambiato e nel pomeriggio Renzi ha fatto partire la bordata («Cottarelli? Se va via faremo la spending con qualcun altro»). Contraddicendo peraltro anche le dichiarazioni rilasciate in precedenza dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Del Rio, che era intervenuto dando un colpo al cerchio e uno alla botte: «Non esiste un caso Cottarelli. La spending review comunque va avanti». Il ministro dell’economia Padoan ha evitato ogni commento su Cottarelli, limitandosi ad accennare alla prossima finanziaria (da preparare entro il 15 ottobre). Anche Renzi nel corso della direzione Pd ha parlato della situazione economica. «Non siamo in condizioni di avere quel percorso virtuoso che immaginavamo. Anche se a me settembre non fa paura e siamo convinti di poter guidare la ripresa dell’Europa».
Tornando a Cottarelli, è stato Renzi a mettere il punto fermo: «Rispetto e stimo Cottarelli, farà ciò che crede. Ma il punto non è Cottarelli bensì la revisione della spesa che c’è anche se lui va via. E soprattutto la faremo dicendo con chiarezza tutti i numeri». Insomma, le eventuali dimissioni non saranno respinte. Anche perché il sostituto di Cottarelli, il premier pare averlo pronto: il suo consigliere economico e deputato Pd, Yoram Gutgeld.
È un fatto, però, che tra Renzi e Cottarelli non ci sia mai stata la stessa sintonia che c’era con l’ex premier Letta che lo aveva voluto nell’incarico. Tra l’altro, non è un caso che dagli ambienti vicini al commissario sia stato fatto trapelare che da marzo sarebbero pronti 25 dossier sui costi della politica e pezzi della spesa pubblica di cui è stata bloccata la pubblicazione. Tra questi dossier ve ne sarebbe uno che stigmatizza l’esistenza di 2.761 aziende pubbliche il cui numero di amministratori è superiore a quello dei dipendenti. Il punto che raccorda la spending review alla prossima finanziaria è in un numero: 17 miliardi di euro. È il taglio previsto di spesa pubblica nel 2015 solo per finanziarie il bonus di 80 euro allargandolo a incapienti e lavoratori autonomi.