TRIPOLI
L’ANNUNCIO
dei jihadisti di Ansar al-Sharia in Libia è di quelli che fanno rabbrividire: «Bengasi è sotto il nostro pieno controllo. Abbiamo proclamato l’emirato islamico». Riportata dalla tv emiratina Al Arabiya, la notizia è «ancora tutta da verificare», ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini. «È una menzogna», ha replicato Khalifa Haftar, il generale dissidente che da aprile tenta di ‘ripulire’ la Cirenaica dalle milizie islamiste: «Ci siamo solo ritirati temporaneamente da alcune posizioni», ha detto mentre media arabi riferiscono che si sia rifugiato in Egitto con la famiglia: una tattica, avrebbe sostenuto lo stesso generale, in vista di «una grande controffensiva».
La Libia sta rischiando una nuova «sanguinosa guerra civile», ha avvertito la titolare della Farnesina. E non solo in quella che fu, appena tre anni e mezzo fa, la culla della rivoluzione contro Muammar Gheddafi: anche a Tripoli, dove sono ripresi gli scontri tra le milizie filo-islamiste di Misurata e quelle di Zintan per il controllo dell’aeroporto internazionale. Con lo scalo nel caos, i servizi di sicurezza dei paesi vicini — Tunisia, Algeria e Marocco — hanno lanciato un allarme per possibili attentati sulle loro città con gli aerei civili in mano alle milizie, tanto da far innalzare lo stato di allerta in diversi aeroporti.

SECONDO


fonti italiane, gli 8-10 aerei presenti nello scalo sarebbero però stati danneggiati nei combattimenti e non più in grado di volare. Inoltre, «l’aeroporto di Tripoli è ormai distrutto», ha reso noto Mogherini, che ha anche fornito un bilancio degli scontri di oltre 200 morti e 400 feriti tra la capitale e Bengasi. E intanto continua la fuga in massa dalla Libia. L’ambasciata italiana è tra le pochissime rimaste aperte, insieme a quelle di Regno Unito, Malta, Romania e Ungheria. Quella della Spagna è senza personale diplomatico, ma ancora aperta», ha detto Mogherini, ringraziando l’ambasciatore Giuseppe Buccino che «in queste ore sta avendo incontri riservati con tutti gli attori locali nel tentativo di evitare ulteriori violenze». Dopo i trasferimenti protetti dei giorni scorsi, a oggi sono ancora 241 gli italiani presenti in Libia. «Da ieri siamo impegnati a contattarli per offrire la possibilità di rientrare in Italia», ha spiegato Mogherini.