L’economia va peggio del previsto. La manovra correttiva dei conti pubblici è inevitabile a questo punto?
«Macchè manovra. Non ci sarà, lo ripeto per l’ennesima volta, nessuna manovra correttiva — risponde Filippo Taddei, economista in prestito alla segreteria del Pd di Matteo Renzi —. Come ha detto Padoan ci sarà una impegnativa legge di stabilità nella quale troveranno posto tutti gli impegni presi dal governo a partire dalla riduzione delle tasse sul lavoro».
Se il Pil, però, peggiora sarete obbligati a rifare i conti.
«Primo: aspettiamo di vedere se le previsioni sul Pil del secondo trimestre troveranno conferma. Secondo: se il Pil cresce meno del previsto non è un problema di finanza pubblica. Facciamoli davvero i conti».
Facciamoli.
«Prendiamo lo scenario peggiore: una crescita solo dello 0,3% contro la forbice tra lo 0,8% e lo 0,5% previsto dal Def: sarebbe un calo di 7,5 miliardi di euro che, consideriamo che, all’incirca, per ogni euro di Pil entrano nelle casse dello Stato circa 35-40 centesimi, si traducono in circa 3 miliardi di euro in meno pari a solo lo 0,1% del rapporto deficit/Pil. Non mi sembra tragico».
Il Pil in ritirata non sarà anche un problema grave di finanza pubblica, ma non è un bel segno. Il paese è ancora fermo.
«Questo è il vero problema. Il Pil dice che l’Italia e, in generale, l’Europa non riescono ad afferrare la ripresa».
Cosa farà il governo per sbloccare la situazione?
«Nella legge di stabilità metteremo tutte le riforme che abbiamo in programma: fisco e pubblica amministrazione prima di tutto. Qualche segnale positivo già c’è».
Per esempio, quali?
«Tra maggio e giugno gli occupati sono cresciuti di 50mila unità. Un dato sottovalutato: se avessi 50mila occupati in più ogni mese...»
Saranno stagionali
«Forse, ma gli stagionali ci sono tutti i mesi, non solo d’estate. E ci sono ogni estate: andiamo a vedere se ogni giugno gli occupati crescono di questo ammontare. C’è da dubitarne. Potrebbe essere un segnale, seppur minimo, di ripresa proprio nel secondo trimestre».
L’occupazione è l’emergenza numero uno del paese. In queste ore ha riacceso l’allarme la vicenda delle acciaierie di Terni. Il governo è accusato di non avere fatto la propria parte.
«E’ un accusa che respingo. Il governo si è mosso e ha ottenuto la sospensione della messa in mobilità. A settembre spingeremo per il vero e proprio piano industriale attraverso il tavolo al Ministero. L’Ast è lo specchio del paese: ha tecnologia e capacità avanzate, buoni fondamentali ma non riesce a stare sul mercato».
Somiglia all’Italia.
«In questo senso sembra lo specchio del paese».
Cottarelli, l’uomo della spending review si dimetterà?
«Cottarelli anche stamattina era al lavoro nel suo ufficio. Non si dimetterà: sta facendo un lavoro certosino di individuazione dei tagli e ha il pieno apprezzamento di tutti a iniziare da Padoan. Il problema di tagliare non è suo».
E di chi è?
«Del governo. Lui ci dice dove si può tagliare, tocca a chi governa farlo quanto e dove crede. Accadrà con la legge di stabilità».
Insomma, bisogna aspettare fine anno.
«No, il 15 ottobre la legge di stabilità inizia il suo percorso alla Camera. Da quel giorno potrete verificare se il governo Renzi mantiene le promesse - a cominciare dagli 80 euro per sempre - oppure no».