ISRAELE ha cominciato un ritiro unilaterale da parte della striscia di Gaza. Il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che «una volta che saranno stati distrutti tutti i tunnel che collegano Gaza a Israele lo Stato ebraico opererà una redistribuzione delle truppe, di fatto uscendo da Gaza». Per il momento i militari di Tel Aviv resterebbero ad alcune centinaia di metri dal vecchio confine, pronti a nuove incursioni, se fosse necessario. Le Forze israeliane di difesa hanno comunicato di essere ormai vicine, questione di 48 ore, alla completa distruzione sia dei 31 tunnel già noti sia degli altri scoperti in questi giorni. I militari hanno comunicato ai cittadini di Beit Lahiya, nel nord, e di Khan Younis e di Khuzaa, nel sud, che possono rientrare nelle loro case. Gli abitanti delle due aree hanno confermato che non si vedono più soldati israeliani. Nessun rappresentante di Tel Aviv è stato inviato al Cairo, dove avrebbe dovuto ricominciare il negoziato sul cessate il fuoco.
«Un ritiro unilaterale — ha immediatamente commentato Sami abu Zuhri , portavoce di Hamas a Gaza — non ci impegna a nulla. Siamo pronti a continuare a combattere, se necessario». Un alto ufficiale israeliano ha spiegato ad Haaretz che «se la deterrenza sarà raggiunta ci ritireremo, in base al principio di calma in cambio di calma». Il familiari di Hadar Goldin, il sottotenente rapito a Rafah, chiedono invece che le truppe lascino Gaza solo quando l’ostaggio sarà stato liberato. L’ala militare di Hamas, le Brigate Izz ad-Din al- Qassam, dice ora di non saperne nulla: «Abbiamo perso i contatti con uno dei nostri gruppi combattenti in azione in quel settore ed è possibile che sia i nostri uomini sia il militare siano rimasti uccisi». Secondo l’agenzia Ma’an i palestinesi uccisi nei 26 giorni dell’attacco a Gaza sono ora 1.660 e circa un quarto del milione e 700mila abitanti della Striscia ha dovuto abbandonare la sua casa. E intanto continua la polemica sotterranea fra il premier Netanyahu e la Casa Bianca. Il capo del governo israeliano avrebbe suggerito a Obama di «non dirgli mai più cosa deve pensare» su una eventuale tregua con Hamas.