RIMINI
HA ANCORA
negli occhi quella scena, l’incontro con il suo idolo, Marco Pantani. Oliver Laghi, titolare del «Rimini key», un ristorante di Marina centro situato a pochi metri dal residence ‘Le Rose’, è forse stato l’ultima persona ad avere visto ancora vivo il Pirata quel venerdì 13 febbraio di dieci anni fa, poche ore prima della sua morte.
«Ricordo bene la telefonata che mi arrivò dal residence quella sera; saranno state le 20, —racconta l’uomo in una domenica d’agosto poco estiva—. Io ho un ristorante lì vicino e allora, quando c’era bisogno, cucinavamo e portavamo noi i pasti al residence ‘Le Rose’. Quando mi chiamarono e mi dissero quel venerdì sera che Pantani voleva un’omelette al prosciutto e formaggio, non ci potevo credere. Pensavo mi stessero facendo uno scherzo, sapendo della mia passione per il ciclismo e per lui soprattutto. Marco era il mio idolo, era l’uomo che aveva realizzato i sogni che avevo io, quando correvo fra i dilettanti: passare per primo sul Turmalet, vincere il Tour de France. Marco era di un altro pianeta per me. Così, una volta preparata la frittata, sono corso al residence. Quando sono arrivato al bilocale D5 ed ho bussato, mi batteva forte il cuore, avrei visto il mio idolo».

LAGHI


poi aggiunge: «Poco dopo mi ha aperto la porta e mi sono trovato davanti Pantani. Lì, di fronte a me, avevo davvero il grande Marco. Per me era un’emozione enorme, non so neanche descriverla a parole».
Il titolare del ristorante aggiunge: «Marco aveva un volto stanco, come uno che aveva fatto un lungo viaggio, ma non mi sembrava uno fuori di testa. Non era al 100% della forma, ma era in sé, non era stravolto».
Il colloquio fra i due non dura a lungo.
«Emozionato com’ero— continua Oliver Laghi—, gli ho poi detto: ‘Dai, sei il più forte di tutti, stai su. Ti offro io la cena, per me è un onore’. Marco mi ha sorriso. Poi mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto ‘Grazie’ con un sorriso triste. Non aveva voglia di parlare».

IL RACCONTO




di Laghi si ferma e poi riprende con un altro particolare: «Prima di salutarlo, gli ho anche detto che sarei passato il giorno dopo con mio figlio per fargli fare un autografo. Marco ha annuito e poi mi ha salutato. E io me ne sono andato via, felice. Non avrei mai immaginato che di lì a poche ore l’avrebbero ritrovato privo di vita. Non so come siano andati i fatti, Marco non c’è più adesso e nessuno ce lo potrà ridare, però spero che si trovi, una volta per tutte, la verità. Soprattutto per sua madre che ha sofferto troppo».
Grazia Buscaglia