Matteo Alfieri
GROSSETO
ROBA da non credere. Lo hanno ascoltato in silenzio, per quasi due ore. Lui ha preso la parola dopo la ricostruzione del naufragio, con laiuto della grafica in 3D, spiegata dallingegner Ivan Paduano, discutendo sulla «gestione del controllo del panico». Lui è Francesco Schettino, lex comandante della Costa Concordia, imputato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di un transatlantico dopo averlo portato a schiantarsi sulle coste dellIsola del Giglio. Teatro di questa lectio magistralis la facoltà di Medicina della Sapienza di Roma. Sì, proprio così. Il nome del comandante compare proprio alla fine dei tre giorni messi in calendario dalla cattedra di psicopatologia forense, che aveva organizzato un master in scienze criminologiche.
ED È STATO proprio il comandante Schettino il grande protagonista al circolo Aeronautica, «degna» chiusura del master dal nome che era tutto un programma: «Dalla scena del crimine al profiling». Il comandante non si è fatto pregare. Quasi per ribadire che far navigare una nave di 350 metri di lunghezza a sedici nodi a circa 30 metri da unisola, è una cosa normale. E che quello che è successo è stato solo «e soltanto un incidente». Parole che Schettino ripete spesso, ma che per la prima volta ha pronunciato in unaula universitaria, chiamato perché «esperto».
IL PANICO, dicevamo. Quello che non ha mai sfiorato il comandante a suo dire quella notte, nonostante tutto. «Sono stato chiamato perché sono un esperto» inizia Francesco Schettino, in questi giorni a Ischia. Quasi soddisfatto per aver dato forza alle sue parole anche in un luogo dove le parole, appunto, dovrebbero essere importanti. «Dovevo illustrare la gestione del controllo del panico prosegue . O meglio qual è la componente umana in situazioni del genere». Tutto vero. Il comandante prosegue: «Daltronde ho viaggiato in ogni mare del mondo. So come ci si comporta in casi del genere, come bisogna reagire quando ci sono equipaggi di etnie diverse». Scelte fatte ha ribadito agli studenti che hanno avuto tutte una componente umana «fondamentale».
«CI SONO studi accademici comparativi ha proseguito che mettono a confronto il disastro della Costa Concordia rispetto ad altre tragedie simili». Esempi, quindi. Che da quellaula della Sapienza hanno provato a risolvere. «Come mai prosegue , durante lattentato alle Torri Gemelle, cerano persone che si lanciavano dalle finestre e durante il naufragio della Concordia nessuno fece un gesto del genere?».
Peccato che, questa volta, invece che un giudice ad ascoltarlo, cerano studenti universitari. «E alla fine ho avuto anche un riconoscimento accademico per questa mia presenza». Appunto. In Italia succede anche questo.
GROSSETO
ROBA da non credere. Lo hanno ascoltato in silenzio, per quasi due ore. Lui ha preso la parola dopo la ricostruzione del naufragio, con laiuto della grafica in 3D, spiegata dallingegner Ivan Paduano, discutendo sulla «gestione del controllo del panico». Lui è Francesco Schettino, lex comandante della Costa Concordia, imputato di omicidio colposo plurimo, naufragio e abbandono di un transatlantico dopo averlo portato a schiantarsi sulle coste dellIsola del Giglio. Teatro di questa lectio magistralis la facoltà di Medicina della Sapienza di Roma. Sì, proprio così. Il nome del comandante compare proprio alla fine dei tre giorni messi in calendario dalla cattedra di psicopatologia forense, che aveva organizzato un master in scienze criminologiche.
ED È STATO proprio il comandante Schettino il grande protagonista al circolo Aeronautica, «degna» chiusura del master dal nome che era tutto un programma: «Dalla scena del crimine al profiling». Il comandante non si è fatto pregare. Quasi per ribadire che far navigare una nave di 350 metri di lunghezza a sedici nodi a circa 30 metri da unisola, è una cosa normale. E che quello che è successo è stato solo «e soltanto un incidente». Parole che Schettino ripete spesso, ma che per la prima volta ha pronunciato in unaula universitaria, chiamato perché «esperto».
IL PANICO, dicevamo. Quello che non ha mai sfiorato il comandante a suo dire quella notte, nonostante tutto. «Sono stato chiamato perché sono un esperto» inizia Francesco Schettino, in questi giorni a Ischia. Quasi soddisfatto per aver dato forza alle sue parole anche in un luogo dove le parole, appunto, dovrebbero essere importanti. «Dovevo illustrare la gestione del controllo del panico prosegue . O meglio qual è la componente umana in situazioni del genere». Tutto vero. Il comandante prosegue: «Daltronde ho viaggiato in ogni mare del mondo. So come ci si comporta in casi del genere, come bisogna reagire quando ci sono equipaggi di etnie diverse». Scelte fatte ha ribadito agli studenti che hanno avuto tutte una componente umana «fondamentale».
«CI SONO studi accademici comparativi ha proseguito che mettono a confronto il disastro della Costa Concordia rispetto ad altre tragedie simili». Esempi, quindi. Che da quellaula della Sapienza hanno provato a risolvere. «Come mai prosegue , durante lattentato alle Torri Gemelle, cerano persone che si lanciavano dalle finestre e durante il naufragio della Concordia nessuno fece un gesto del genere?».
Peccato che, questa volta, invece che un giudice ad ascoltarlo, cerano studenti universitari. «E alla fine ho avuto anche un riconoscimento accademico per questa mia presenza». Appunto. In Italia succede anche questo.
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