Alessandro Farruggia
ROMA
RECEP

Tayyip Erdogan ce l’ha fatta. Il musulmano moderato e populista che dal 2003 ha in mano la Turchia, dopo undici anni come primo minstro è stato eletto al primo turno presidente della Repubblica. Il nuovo presidente turco sostituirà a Palazzo Cankaya, residenza dei capi dello stato della Mezzaluna dai tempi del fondatore della repubblica Mustafa Kemal Ataturk, il compagno di partito Akp, Abdullah Gul. La lunga marcia iniziata nel 2001 con la creazione del partito Akp, che lo portò nel 2002 a vincere le elezioni e nel 2003 alla carica di primo ministro mai più abbandonata da allora, ha raggiunto il suo punto più alto.
Erdogan ha ottenuto il 51,8% dei voti, superando di un soffio quella soglia del 50% che non aveva mai raggiunto sinora nelle tre elezioni poltiche vinte. La percentuale è di qualche punto inferiore alle aspettative del nuovo capo dello Stato, ma ha pesato il numero di votanti che si è fermato al 73%, lontano da quell’80%, quota oltre la quale Erdogan era previsto al 55-56%.

SECONDO


, con il 38,5% dei voti, il professore musulmano moderato Ekmeleddin Ishanoglu, appoggiato da sinistra e destra laiche, che l’avevano scelto per cercare di portare via voti tra gli scontenti di Erdogan, che ha un bacino moderato e islamico. Solo terzo l’avvocato curdo Selahattin Demirtas, difensore dei diritti civili, che si è fermato al 9,7%. Erdogan ha vinto a Istanbul (dove è rimasto appena sotto il 50%) e ad Ankara, oltre che nel centro e nel nord del Paese. A Ishanoglu sono andate solo 15 pur importanti province: il resto della Turchia europea, tutta la costa orientale e parte di quella meridionale (comprese Izmir, Adana, Antalya) mentre a Demirtas le 11 province curde del sudest.
«Oggi il popolo ha dimostrato la propria volontà alle urne», ha detto Erdogan in un breve discorso davanti a migliaia di sostenitori a Istanbul. Poi, simbolicamente, prima di volare ad Ankara per il tradizionale discorso dal balcone della sede dell’Akp, Erdogan si è recato a pregare nella moschea di Eyup Sultan, costruita per volere di Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli. In questa moschea i sultani ottomani si proclamavano nuovi signori dell’Impero. Erdogan ha grandi progetti, che allarmano l’opposizione, che teme una deriva autoritaria. Se per suoi elettori è «il grande uomo», molti laicamente lo hanno ribattezzato «il sultano» mentre per gli oppositori è «il dittatore». Ma populista e forte della ricetta economica che ha portato la Turchia ad essere la 17°economia mondiale, Erdogan ha sbaragliato tutti.

IL LEADER


dell’Akp arriva alla poltrona più alta dello stato turco con una concentrazione di poteri senza precedenti dai tempi dei sultani. Controlla il Parlamento, il potere giudiziario, i grandi mass media, polizia, esercito e servizi segreti, domina l’economia. E tutto lascia credere che questo sia solo l’inizio.