Francesco Ghidetti
ROMA
«CAPISCO

che abbiano problemi di visibilità. Ma già questo non è un governo monocolore Pd. Figuriamoci se può essere un monocolore Ncd!».
Il democratico Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro a Montecitorio, già leader sindacale nella Cgil, è in vacanza ad Agrigento (città di Angelino Alfano, leader Ncd...). Ma l’ottima brioche al gelato e la splendida Valle dei Templi non bastano a dargli buonumore.
«E per forza... Con questa storia dell’articolo 18 da abolire. Che barba, che noia...».
Colpa vostra: disturbate anche i pochi giorni di relax che gli italiani si posson dare in questi tempi grami...
«No, abbia pazienza. Lo vada a dire ai vari Alfano, Sacconi, Lupi eccetera. Noi del Pd non siamo interessati a questo tema. A noi preme che ci siano investimenti per creare occupazione».
Però Lorenzo Guerini, suo vicesegretario, sostiene che bisogna ragionare senza tabù.
«L’esegesi del testo di Guerini va chiesta all’interessato. Io so solo che il tormentone articolo 18 non interessa alle imprese. Che non hanno come principale preoccupazione di ridurre le tutele del lavoro, ma di abbassare l’Irap. Tutte misure avviate da Renzi».
L’Ocse promuove, Moody’s allarma, gli economisti ne dicono tante.
«Ne dicono troppe. Oramai sembrano meteorologi. Si passa dalla crisi allo sviluppo. Si ‘intravede’ la ripresa e poi la si perde di vista...».
Ma ora l’Italia come sta?
«L’Italia è in stagnazione. Ma la strada non è stravolgere i diritti dei lavoratori. Io sono un keynesiano. Un socialdemocratico. E vedo i guasti che hanno prodotto questi ultimi 30 anni di liberismo sulla scena mondiale. Adesso dobbiamo battere la logica del rigorismo. Investire 300 miliardi in infrastrutture. Modernizzare l’Europa. Valorizzare e difendere il Made in Italy. Far tornare le imprese delocalizzate».
Regalare 80 euro.
«Una mossa più che giusta. Certo, l’annuncio di Renzi che il bonus non poteva essere esteso è stata una doccia gelata».
E liberalizzare il mercato del lavoro no, eh?
«Con i governi di centrodestra abbiamo subito una deregolazione delle tutele del mercato del lavoro: 40 modalità diverse di assunzione, per lo più flessibili e selvagge, e non utilizzate dalle imprese. Col risultato che la disoccupazione giovanile è la più alta che si sia mai registrata dal 1977».
E allora, come diceva Lenin, che fare?
«Il modello deve essere il contratto a tempo indeterminato».
Parlate bene voi del Pd. Salvo chiudere l’Unità...

















«È evidente che se passa la logica per cui vanno azzerati i finanziamenti pubblici, e il discorso vale anche per gli apparati di partito, ci si trova di fronte a situazioni scandalose come la chiusura del giornale di Gramsci. Dobbiamo trovare soluzioni al nostro interno: azionariato popolare o cooperativa. Pensi solo se 300 parlamentari versassero 1000 euro ciascuno ogni anno, ad esempio...».
Ma dalla crisi si esce o no?
«Ai livelli pre-2007 non torneremo. Ma se la facciamo finita con il dio-profitto qualcosa può essere migliorato. Qualcosa di grosso».