Erika Pontini
PERUGIA
TRENTOTTO

giorni tra la vita e la morte. Trentotto giorni appesa a un filo. Che, alla fine, si è spezzato. ‘Ilarietta’ Abbate, 24 anni, non ce l’ha fatta. L’odio del suo ex, quel proiettile in testa esploso il 6 luglio, l’hanno uccisa dopo una lunga agonia. Vittima, ancora, dell’odio degli uomini. La giovane mamma, originaria della Campania, ma da tempo residente nel Perugino è morta ieri mattina nel reparto di rianimazione del Santa Maria della Misericordia di Perugia a causa delle ferite devastanti del proiettile sparato da una 9x21 che aveva raggiunto alla testa lei e il suo bimbo. Lo teneva in braccio e cercava di proteggerlo.

HA APPENA

tre anni, è ricoverato in pediatria al Meyer di Firenze. È stato estubato, ma nessuno può dire se ce la farà e se le conseguenza di una domenica di cieca follia saranno ancora più tragiche. L’ennesima violenza sulle donne era avvenuta a Ponte Valleceppi, un paese alle porte di Perugia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Riccardo Bazzurri, carrozziere di 31 anni non aveva superato il trauma della separazione da Ilaria con il quale aveva avuto quel bimbo che sorrido dalle foto su Facebook. Quella maledetta domenica non sarebbe stata la prima volta che aveva tentato di aggredirla, ma lei non voleva denunciarlo. Come tante, troppe donne.
Litigi, dissidi e in fondo l’odio per essere stato lasciato. Così l’ha pedinata fino a casa dell’amica, Ilaria Toni, e l’ha affrontata. Le due ragazze e il bimbo dovevano andare in piscina. Hanno fatto in tempo a salire in auto. Alla guida la Toni, dietro Ilaria e il piccolo. Bazzurri ha sparato tre colpi. L’amica è l’unica scampata alla tentata strage. Il proiettile le ha sfiorato la giugulare. Gli altri due hanno raggiunto alla testa mamma e figlio. Il quarto proiettile Bazzurri l’ha rivolto contro se stesso. Sono sopravvissuti.

BAZZURRI


è morto pochi giorni dopo. In condizioni gravissime Ilarietta e il bimbo. Era già stato affidato congiuntamente ai nonni materni e paterni che si alternano al Meyer per cercare di dare un pò di calore a un bambino al quale è stato tolto tutto ora che non ha più nemmeno la sua mamma.