ROMA
IL SUCCESSO
della missione coreana di papa Francesco potrebbe aprire a Bergoglio anche le porte della Cina comunista, con cui il Vaticano cerca una normalizzazione dai tempi di Mao, quando si interruppero le relazioni.
Ieri, nel penultimo giorno di viaggio, dal santuario di Hemi (simbolo delle persecuzioni anticristiane), il Papa ha lanciato un forte messaggio di apertura all’indirizzo di Pechino e di altri Paesi asiatici come la Corea del Nord, dove la Chiesa non è formalmente riconosciuta. «Spero fermamente che i Paesi del vostro continente, con i quali la Santa sede non ha ancora una relazione piena — ha detto —, non esiteranno a promuovere un dialogo a beneficio di tutti». Parole seguite da altre di rassicurazione in merito ai timori, sempre serbati dalle autorità comuniste verso Roma, di una supposta volontà di interferenza politica: «Non mi riferisco solo al dialogo politico — ha chiarito Francesco —, ma anche al dialogo umano e fraterno». I cristiani «non vengono come conquistatori, né a toglierci identità, ma vogliono camminare con noi».

AI PRESULI


asiatici, il pontefice ha indicato la strada per lo sviluppo del cristianesimo in Oriente: partire dalla «propria identità, senza la quale non possiamo impegnarci in un vero dialogo», che faccia leva sull’«empatia». Il desiderio dei cristiani è «camminare insieme, fianco a fianco e proporre la fede», non imporla. La via, ha rimarcato, è quella di una Chiesa che «non cresce per proselitismo ma per attrazione». Una visione pastorale che in un continente di tradizioni antichissime come l’Asia, dove il Cristianesimo è minoranza (tra il 2 e il 3%), si fa anche strategia d’evangelizzazione. Non a caso, celebrando la messa conclusiva della Giornata della gioventù asiatica, Francesco ha esortato gli oltre 40mila ragazzi accorsi da 26 Paesi ad essere «testimoni della fede» ma anche «partecipi della vita sociale». «La tendenza a giocherellare con le cose di moda, gli aggeggi e le distrazioni, piuttosto che dedicarsi alle cose che realmente contano» ha affermato.
Quindi il suo appello in inglese: «Wake up», «Svegliatevi». Il messaggio di Francesco all’Asia vuole essere chiaro: i cristiani sono parte delle culture locali a cui possono e vogliono dare un contributo.

DA PECHINO


si registrano reazioni positive alla mano tesa di Bergoglio, che aveva inviato per l’occasione un messaggio di auguri alla nazione. I media nazionali gli hanno dato risalto, mentre una portavoce del governo ha risposto che «la Cina è sempre stata sincera e si è sforzata per migliorare le sue relazioni con il Vaticano». Sul campo però la Chiesa è divisa tra ufficiale, legata alle autorità comuniste e clandestina, fedele a Roma. Eontinua a scontare persecuzioni: organizzazioni cattoliche hanno denunciato ieri la demolizione di croci e crocifissi. La strada resta in salita, ma da Seul un varco che potrebbe segnare una nuova era.