Elena Comelli
MILANO
MANOVRA SÌ,

manovra no. «Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per evitarla, altrimenti addio crescita», ammonisce Sergio De Nardis (nella foto ImagoE), capo economista di Nomisma.
Non basterà per salvarci la revisione del Pil con i nuovi criteri Istat, che includono anche le attività illegali e il passaggio delle spese per ricerca e sviluppo dalla voce costi agli investimenti?
«I nuovi criteri di calcolo avranno un effetto positivo sul Pil, che crescerà di qualche punto, mentre tutti gli indicatori relativi al suo rapporto con il deficit e con il debito si abbasseranno. Ma tutto sta a vedere quanto».
Si parla di una rivalutazione del 2%...
«Non mi meraviglierei se ci fossero delle sorprese positive, anche perché l’Istat non inserirà nel calcolo del Pil solo i nuovi criteri previsti dal sistema europeo, includendo le attività criminali, ma rivedrà anche la stima del sommerso, cioè delle attività legali ma non denunciate al fisco, che fino all’anno scorso erano valutate un 17% del Pil e ora potrebbero essere aumentate».
Ci eviteranno una manovra nel 2014?
«Bisogna calcolare il calo degli ultimi due trimestri e il fatto che anche l’inflazione è più bassa del previsto. Questi due dati abbattono il Pil e quindi lo 0,8% di crescita calcolato dal governo per quest’anno non ci sarà e anche il rapporto deficit/Pil del 2,6% non si potrà raggiungere. Queste due sorprese faranno aumentare il rapporto deficit/Pil almeno dello 0,5%. I fattori positivi, come la revisione dei criteri di calcolo e anche la spesa per gli interessi sul debito inferiore al previsto, potranno limare l’aumento del rapporto deficit/Pil fino al 3%».
La Commissione non era soddisfatta nemmeno del 2,6%...
«Appunto, figurarsi del 3%. Il governo dovrà impegnarsi per convincere la Commissione a concedere un po’ di flessibilità, per evitare un’altra manovra, altrimenti addio ripresa e rischiamo di ricadere in un’altra recessione».
Avremo anche la Francia al nostro fianco.
«La Commissione che si pronuncerà a metà novembre sui bilanci è diversa da quella che ci governa oggi, per fortuna. E subirà pressioni da diversi Paesi. Le pressioni della Francia pesano più delle nostre e ora anche la Germania non vuole imporre un rigore spietato».
L’anno prossimo, però, entra in vigore il Fiscal Compact.
«Il governo dovrà lottare per diluirne l’effetto, altrimenti saremo daccapo con una manovra che potrebbe essere molto pesante, più le spese inderogabili che bisognerà aggiungere, dalla copertura per rendere permanenti gli 80 euro in busta paga alle missioni militari, e lo sforamento dello 0,4% sul rapporto deficit/Pil di quest’anno. Se ci accolliamo una batosta di questa portata, non ne veniamo più fuori».
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