Olivia Posani
ROMA
SE MAI

ci sono state incomprensioni tra Roma e Francoforte da ieri sono superate. Il premier Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno apprezzato il passaggio del discorso di Mario Draghi a Jackson Hole in cui il presidente della Bce invita a riflettere sulla necessità di sfruttare al meglio i margini di flessibilità concessi dal Patto di stabilità. Certo, Draghi ha replicato alle sollecitazioni giunte alla Bce (anche da Padoan) affinché operi di più sulla ripresa dicendo che i governi devono fare la loro parte con riforme strutturali. Ma ciò che conta è l’ammorbidimento dei toni sull’austerity.

LO FA CAPIRE

subito il premier intervistato da Rtv38: «Le cose che ha detto il Governatore, e che sono state oggetto di una presunta polemica estiva («non ci faremo commissariare», aveva risposto Renzi di fronte alle sollecitazioni della Bce ai governi europei, ndr) sono cose di buonsenso, che condivido. Ha detto che chi fa le riforme ha il dovere di mettere in campo tutti gli strumenti di flessibilità che ci sono». Soddisfatto anche il ministro dell’Economia, che fa notare: «La proposta del presidente della Bce costituisce un disegno di politica economica fortemente in sintonia con le linee guida avanzate dalla presidenza italiana della Ue».
L’Italia, ribadisce Renzi, «rispetterà la regola del 3%, ma diciamo che l’Ue non può essere soltanto tagli, vincoli e spread. Se devo stare dentro un’organizzazione di burocrati, ne ho talmente tanti a casa mia che non ho bisogno dell’Europa». Commento sbrigativo anche sul sindacato, che paventa un autunno caldo: «Si sono arrabbiati, lasciamoli fare, tanto si arrabbiano sempre».
Con il settimanale «Tempi» il premier fa invece fa un bilancio dei primi mesi di governo: «In tempi di crisi, la strada del riformismo è l’unica buona: passare dalla logica del piagnisteo a quella della proposta toglierebbe il Paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere affari di un capitalismo di relazione trito». Il premier si dice quindi «molto soddisfatto» per essere riuscito a far approvare prima della pausa estiva il nuovo Senato e il decreto sulla Pubblica amministrazione. Ma non spiega se vorrà veramente dare «il segnale forte a settembre» sull’economia come lo sollecita a fare Draghi. In compenso rilancia la riforma complessiva della scuola: «Dalla parte dei ragazzi e degli insegnanti, vi stupiremo».
La riforma della scuola, assieme a quella della giustizia, verrà portata in Consiglio dei ministri del 29 quando sarà varato anche il cosiddetto Sblocca Italia. E sugli 80 euro non arretra: «Saranno confermati e spero allargati».
La lista delle norme e delle opere annunciate è lunga ed ognuna richiede risorse specifiche, non tutte già stanziate. A partire da domani, con il rientro di Padoan in via XX Settembre, si preannuncia dunque un lungo lavoro per reperire fondi e rilanciare i



project bond, le obbligazioni emesse dalle imprese per finanziare le infrastrutture. Il ministro Lupi punta soprattutto allo sblocco delle grandi opere utilizzando la leva fiscale e agevolando i meccanismi di finanziamento sul mercato. Con lo Sblocca Italia dovrebbe anche iniziare un piano di disboscamento delle aziende partecipate pubbliche che oggi sono oltre 8 mila.