Roma, 27 agosto 2014 - Si chiamano scontrini parlanti e sembrerebbe l’ironia del destino, se non fosse che in questo caso c’è poco da ridere. Sabato 29 luglio, poco prima delle 23. Siamo a Latiano, frazione di Maruggio, provincia di Taranto. In via Cazzizzi c’è una pizzeria frequentatissima dove un gruppo di giovani omossessuali ha appena chiesto il conto. E quando arriva lo scontrino, la comitiva resta a dir poco sconcertata: sotto la pizza ai porcini, con relativo prezzo accanto, c’è scritto: «Mi raccomando so’ ricchioni».

Opera del cameriere, che sfrutta lo spazio riservato alle note per un tipo d’intolleranza pericolosa quanto quelle alimentari, se non di più. Il titolare, avvertito dell’accaduto dai ragazzi, lo licenzia su due piedi e si scusa con gli avventori prima di persona, il giorno dopo via mail e sms. I quattro però non si fermano lì, divulgano l’accaduto mostrando lo scontrino incriminato e ieri, a un mese di distanza, la vicenda è diventata pubblica.

«E’ stato un errore, uno scherzo fra cameriere e cuoco» cerca ora di giustificarsi, sottolineando che dopo il licenziamento e la scelta di prendere le distanze, «non saprei cosa fare di più». Imbarazzato, certo, ma anche preoccupato di salvaguardare il buon nome del suo locale a due passi dal litorale ionico della Puglia: «Chi ci conosce sa che accogliamo tutti e che da noi non ci sono mai state discriminazioni».

Ma l’episodio segue quello di pochi giorni fa a Manduria, una manciata di chilometri da Maruggio, quando era stato impedito a un giornalista di parlare sul tema dell’omosessualità dal sagrato della chiesa, nell’ambito di una festa pubblica. Segno che da quelle parti, insieme all’aria fresca del mare si respira anche l’odore stantìo di un’omofobia più o meno dichiarata, ma a quanto pare molto difficile da sradicare. Un mese dopo, i quattro ragazzi raccontano di sentirsi ancora profondamente feriti. «Quando il cameriere ci ha portato il conto non volevamo credere ai nostri occhi, siamo andati a chiedere chiarimenti al proprietario e lui stesso è rimasto senza parole, non sapeva spiegarsi il gesto del suo dipendente e nemmeno come mai poi la frase fosse finita trascritta sullo scontrino».

Hanno accettato le scuse: «Ci è sembrato un gesto significativo, il proprietario le ha ripetute anche il giorno dopo inviandoci una mail e dicendo che aveva appena licenziato il cameriere».
Ma l’esperienza ha lasciato un segno indelebile: «In quel locale non torneremo mai più». Anche perché il problema resta, non solo nelle pizzerie, non solo a Taranto. E in qualche modo bisogna difendere la propria dignità, quando si ha la fortuna di possederne ancora. A differenza di altri.

Laura Alari