Matteo Palo
ROMA
DIETROFRONT,

almeno parziale, sull’ipotesi di un sostegno maggiore alle scuole private. L’argomento non sarà affrontato nel Consiglio dei ministri di venerdì, ma sarà eventualmente oggetto di studio ancora per qualche settimana. La partita è troppo delicata per essere giocata con un colpo di mano: così, dalle parti di Palazzo Chigi non sarebbero piaciute le uscite del ministro Stefania Giannini (nella foto Ansa), che lunedì aveva premuto l’acceleratore a favore delle paritarie. Resta poi aperta la questione delle risorse. Il premier Matteo Renzi sta cercando la quadratura del cerchio, a stretto contatto con il ministero dell’Economia. Nel calderone del piano scuola entreranno tagli alla spesa, fondi europei e denaro privato. La vicenda delle scuole paritarie, allora, è destinata a finire nel congelatore. L’intenzione di intervenire sul punto in futuro esiste. Ma, trattandosi di una questione politicamente molto delicata e che implica nuove spese, la linea scelta è di procedere con la massima cautela.
GABRIELE
Toccafondi, sottosegretario al ministero dell’Istruzione, spiega: «Per troppo tempo in questo paese si è detto che la scuola era pubblica o privata. La scuola è tutta pubblica e si divide in statale e non statale». Anche se, poi, precisa: «Non penso che il tema della parità scolastica sia all’ordine del giorno del prossimo Cdm. Queste settimane non sono quelle più indicate». Le polemiche, probabili, potrebbero oscurare tutto il resto. Resta, però, l’intenzione di intervenire, riducendo il robusto taglio previsto per il 2015 ai circa 500 milioni di contributo nazionale che ricevono le paritarie ogni anno. In una seconda fase, poi, saranno studiati altri strumenti, come la detassazione.
SUL FRONTE
delle coperture, invece, le cose appaiono meno definite. Le risorse per sostenere gli investimenti nella scuola sono pari a circa un miliardo. Non è ancora chiaro se serviranno per il corpo docente o per le strutture. «Della questione ci stiamo occupando insieme al Mef — dice ancora Toccafondi —. Siamo un ministero che non ha produzione di entrate, ma questo non ci impedisce di fare al nostro interno economie. Faremo certamente appello ai fondi europei». I tagli alla spesa e il denaro di Bruxelles saranno, quindi, le due fonti principali di copertura. A queste se ne aggiungerà una terza: il sostegno delle imprese. Il piano prevede un appello al mondo produttivo italiano per rafforzare il dialogo con il settore dell’istruzione, attraverso collaborazioni o creando strutture come laboratori scientifici. Nella speranza che i privati rispondano.