Beatrice Bertuccioli
ROMA
ORA

sono tutte e due madri di quella bambina così fortemente voluta. Lei, la donna che l’ha messa al mondo, in Spagna, dopo un procedimento di procreazione assistita eterologa, e la sua compagna, con la quale aveva condiviso quella scelta. Il Tribunale per i minorenni di Roma ha accolto la richiesta di adozione della piccola da parte della convivente della madre biologica. È la prima volta che in Italia viene riconosciuto il diritto all’adozione per una coppia omosessuale. Una sentenza dunque clamorosa, che divide e scatena polemiche. «Un verdetto storico che infrange un tabù», esulta l’Associazione Famiglie Arcobaleno. Mentre Giorgia Meloni, di Forza d’Italia-Alleanza Nazionale, e con lei tutto il centro destra, denuncia: «Ancora una volta la magistratura si sostituisce alla legge, emanando una sentenza ideologica e drammatica in tema di adozioni».

È IL PRIMO

caso in Italia di ‘stepchild adoption’, letteralmente ‘adozione del figliastro’: un istituto anglosassone che consente l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia, del figlio naturale o adottivo del partner, solitamente riferito a coppie omosessuali. «Siamo felici, quasi incredule di questo risultato che era atteso da anni e che rappresenta una vittoria dei bambini», afferma la coppia, due libere professioniste che si sono sposate in Spagna e vivono a Roma dal 2003. «Speriamo che questa sentenza — aggiungono — possa aiutare tutti quei bambini che si trovano nella stessa situazione della nostra bimba. Suggeriamo alle tante coppie omogenitoriali di uscire allo scoperto».

IL RICORSO

è stato accolto dal Tribunale di Roma sulla base dell’articolo 44 della legge 184/1983, che permette l’adozione in casi particolari. «Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore — precisa Maria Antonia Pili, avvocato, presidente dell’Associazione italiana famiglia e minori del Friuli —, quell’interesse a mantenere anche formalmente con l’adulto il rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori». C’è chi plaude, a cominciare da ArciLesbica a ArciGay, e chi si indigna. «Siamo al tribunale speciale contro la famiglia tradizionale», protesta Fabio Rampelli, di Fdi-An. Per Barbara Saltamarini si tratta di una sentenza «sconcertante, con chiari profili di incostituzionalità» e annuncia: «Non permetteremo alcuna legislazione in materia nel Parlamento italiano». Parla di «un vero e proprio colpo di Stato» Lucio Malan, senatore di Forza Italia e annuncia un’interrogazione in merito al ministro della Giustizia, Orlando. Per Carlo Giovanardi, Udc, è «una sentenza eversiva».

LA ‘STEPCHILD

adoption’ è già presente in gran parte dei Paesi europei, dalla Spagna alla Francia, dalla Germania ai Paesi scandinavi. Mentre la psicologa Anna Oliveiro Ferraris ricorda che «diversità non è sinonimo di inferiorità», il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto, sottolinea: «Non è proprio il caso di alzare barricate ideologiche su una procedura di civiltà e di buonsenso. Dal governo al Parlamento, le istituzioni democratiche devono cogliere con celerità la lezione impartitaci dai magistrati». In Italia sono migliaia le ‘famiglie Arcobaleno’ e, secondo alcune stime, centomila bambini hanno genitori omosessuali.